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Guerrina Piscaglia uccisa da Padre Graziano: la Curia si oppone al risarcimento dei familiari

Pubblicato: 26/07/2019 13:29

Il marito e il figlio di Guerrina Piscaglia hanno intentato una causa civile contro la Curia di Arezzo dopo l’omicidio e la distruzione del cadavere della donna commessi da Padre Graziano, all’anagrafe Gratien Alabi, condannato lo scorso 21 febbraio a 25 anni di reclusione dalla Corte di Cassazione. La richiesta di risarcimento è stata respinta dalla Curia aretina di cui Padre Graziano faceva parte con una lettera in cui respinge ogni responsabilità ipotizzata.

La richiesta di risarcimento respinta

Come riporta il Corriere di Arezzo, la richiesta di risarcimento del marito e del figlio di Guerrina Piscaglia, Mirco e Lorenzo Alessandrini, era stata avanzata alla Curia aretina l’1 maggio scorso. La donna, casalinga 50enne di Ca’ Raffaello, nel comune di Badia Tedada, in provincia di Arezzo, era sparita nel nulla all’inizio di maggio del 2014. Nelle carte della causa civile intentata contro il clero sembra non fosse esplicitata la somma richiesta dai due familiari.

La Diocesi di Arezzo, Sansepolcro e Cortona, guidata dall’arcivescovo Riccardo Fontana, ha respinto la richiesta dei familiari della donna uccisa da Padre Graziano con una missiva redatta dallo studio legale romano Scognamiglio in cui specifica che il comportamento del parroco era “autonomorispetto alla Diocesi e che la chiesa non aveva alcun ruolo di “direzione e sorveglianza” rispetto alla condotta del sacerdote. La lettera invita poi il marito e il figlio di Guerrina Piscaglia ad “astenersi da pretese risarcitorie infondate” in base ai motivi di carattere giuridico che escludono le implicazioni della Diocesi.

I familiari di Guerrina Piscaglia non rinunciano alla causa civile

Come specifica il Corriere di Arezzo, i familiari di Guerrina Piscaglia proseguiranno con la causa civile, stando a quanto dichiarato dai due legali che li assistono. Padre Graziano si era definito “guida spirituale” di Guerrina Piscaglia e aveva confidato all’arcivescovo di Arezzo Riccardo Fontana – che aveva poi deposto prima che il sacerdote della sua Diocesi venisse condannato – di essere amico di tutta la famiglia della donna. In realtà, come hanno poi scoperto gli inquirenti le cose non stavano proprio così.

A incastrare il parroco per l’omicidio e la distruzione del cadavere della donna sono state le numerose chiamate e i messaggi che la vittima e il sacerdote si erano scambiati nell’arco di 4 mesi: 4.027. Tra Guerrina Piscaglia e Padre Graziano è stato appurato dagli inquirenti che ci fosse una relazione sentimentale. A spingere il sacerdote a uccidere la donna era stata la pretesa della vittima di definire il loro rapporto, la donna lo avrebbe anche minacciato di rivelare alla Curia la relazione che c’era tra i due.

Tanti indizi hanno portato la Cassazione a condannare Padre Graziano a 25 anni di carcere: il parroco ha ucciso per rabbia Guerrina Piscaglia strangolandola e ha poi distrutto il suo cadavere che non è mai stato ritrovato. Ora, il sacerdote sta scontando la sua pena nel carcere di Rebibbia e spera di poter presentare ricorso alla Corte di Strasburgo indicando nuovi elementi che sostengano la sua innocenza.