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Allarme sifilide in Europa: 33mila nuovi casi in 1 anno

Pubblicato: 01/08/2019 13:30

Durante il solo 2017 si sono registrati, all’interno dei paesi dell’Unione Europea, più di 33mila nuovi casi di sifilide, con un incremento del 70% dal 2010 ad oggi. Sono i dati dell’ultimo rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che ha fatto il punto della situazione in merito ad una patologia ormai ritenuta, a torto, dimenticata.

Molto comune nel XVIII e XIX secolo, la sifilide era stata progressivamente messa sotto controllo nel secolo scorso grazie agli antibiotici e, in particolare, alla penicillina. Lo studio evidenzia come la recrudescenza del fenomeno non sia da sottovalutare, specialmente in alcune fasce di popolazione più a rischio.

Sifilide: un trend negativo

Secondo i dati, nel periodo 2007-2017 sono stati complessivamente 260mila i casi si sifilide registrati in 30 paesi: l’incidenza annuale era calata a circa 18mila unità nel corso del 2010, per poi tornare a crescere in maniera preoccupante negli anni successivi. In percentuale, l’aumento maggiore si è verificato in paesi come l’Irlanda (224%), Regno Unito (153%) e Germania (144%), mentre è stato possibile notare una decrescita di oltre il 50% in Romania ed Estonia.

La ricerca dell’Ecdc sottolinea come questi numeri tendano ad essere più alti fra gli uomini, nella fascia di età fra i 24 e 34 anni e in quella oltre i 45. I fattori di rischio sono quelli tipici delle malattie sessualmente trasmissibili: rapporti non sicuri, promiscuità, prostituzione e scarso utilizzo del profilattico.

Cura e prevenzione

La sifilide è causata dal Treponema pallidum, un batterio che normalmente si diffonde per via sessuale e che può anche contagiare il feto attraverso la placenta, se la donna incinta è infetta. In questo caso si parla di sifilide congenita, una tipologia che preoccupa particolarmente le autorità sanitarie, in quanto può determinare nel bambino gravi deformazioni e patologie. Nelle sue varie fasi, la sifilide è curabile con l’impiego di antibiotici, come la penicillina, anche se lo strumento più efficace rimane la prevenzione.