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Il caso Cultraro e l’innocenza perduta: quando a 14 anni finisce una vita

Pubblicato: 07/08/2019 17:30

Alcuni casi di cronaca catturano l’immaginazione più di altri. A volte per l’efferatezza dei delitti, altre per la disperata violenza ai danni delle donne, altre ancora per la giovane età delle vittime. Quando tutte e tre queste condizioni si verificano contemporaneamente, le domande e i dubbi su come sia stato possibile, su quali labirinti la mente umana possa percorrere nei momenti di debolezza, attanagliano le nostre coscienze.

Eppure ci sono casi, come per esempio quello di Lorena Cultraro, violentata, uccisa e gettata in un pozzo a 14 anni, in cui a far riflettere non è solo la giovane età della vittima ma, forse e soprattutto l’altrettanto giovane età dei carnefici, quei 3 ragazzi, tutti minorenni, dall’apparenza così “normale” prima di scivolare nell’abisso.

Strangolata e gettata in un pozzo

Lo scorso 30 aprile ricorreva l’undicesimo anniversario della morte di Lorena Cultraro, una data da ricordare, forse come monito, anche se la vicenda è difficile da accettare ancora oggi. In quel giorno del 2008, 3 ragazzi di 15, 16 e 17 anni di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, portarono in un casolare abbandonato la ragazza, la violentarono e poi la uccisero passandole un cavo elettrico intorno al collo. Non paghi di ciò, per occultare le prove gettarono il corpo in un pozzo, legandolo ad un masso.

La colpa di Lorena era stata quella di aver rivelato ai ragazzi di essere incinta di uno di loro, e di aver minacciato di rivelare alle fidanzate “ufficiali” la verità. Una successiva perizia disposta dalla Procura di Catania avrebbe poi aggiunto un ulteriore particolare beffardo a questo già tragico destino, stabilendo che, in realtà, la ragazza non era affatto in attesa di un bambino.

La fine di 4 vite

Quel giorno di aprile sono finite materialmente e metaforicamente 4 vite. Una, quella di Lorena, in modo definitivo, irrecuperabile, inaccettabile. Le altre 3, quelle di Domenico, Giuseppe e Alessandro, hanno visto porre termine all’età dell’innocenza nel modo peggiore possibile. Come riportato dal Giornale di Sicilia, uno di loro, interrogato dal magistrato nei giorni seguenti, avrebbe detto: “Signor giudice, le ho confessato tutto. Ora posso andare a casa?”. Una frase che suona stridente, a metà strada fra ingenuità infantile e inconsapevolezza della gravità di quanto accaduto. A testimoniare questa perdita traumatica di contatto con la realtà, arrivarono le parole del giudice: “Ma lo capisci che hai confessato un omicidio? Ma dove vuoi andare?”.

La condanna

Rei confessi, i 3 ragazzi vennero condannati nel novembre del 2008 a 20 anni di reclusione, la pena massima per quanto riguarda imputati minorenni. Nell’aprile del 2010, a quasi 2 anni esatti del delitto, la Cassazione respinse il ricorso della difesa, rendendo definitiva la sentenza. Questo periodo di detenzione potrà sicuramente significare la perdita di buona parte della loro vita, ma forse, chissà, non di una possibile redenzione.

(Immagine in alto: Facebook / Per non dimenticare Lorena Cultraro)

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2019 17:31