Continuamente picchiati e insultati, in un clima che la Procura non ha faticato a definire “lager domestico”. È la sorte di 3 bimbi di 9, 8 e 3 anni che avrebbero subito indicibili maltrattamenti da parte dei genitori, un 39enne e una 33enne finiti in manette con un’imponente mole di indizi a carico. Le violenze si sarebbero consumate per molto tempo, contribuendo a mantenere vivo il sentimento di terrore vissuto dai minori. Le indagini sono scattate dopo una visita medica al maggiore dei fratellini, poi supportate dagli elementi emersi in corso di intercettazioni audio-video.
Un lager in casa per 3 fratellini
Le indagini della Procura di Catania hanno acceso una prepotente luce sul tessuto di maltrattamenti ai danni di 3 fratellini di età inferiore ai 10 anni. Gli elementi raccolti a carico dei genitori, un 39enne e una 33enne, sono confluiti nella sinistra definizione di “lager domestico” che gli inquirenti hanno usato per descrivere gli orrori subiti dai piccoli.
Picchiati senza ragione, per futili motivi e costretti a vivere in un clima di terrore e sottomissione: è questa la cornice del quadro di violenze maturato all’interno della famiglia, in cui i bimbi venivano colpiti e insultati quotidianamente.
A carico della coppia ci sarebbero pesanti elementi tra cui i racconti delle vittime e alcune inequivocabili intercettazioni audio-video che avrebbero fissato i contorni precisi dell’orrore e delle presunte responsabilità.
Entrambi arrestati dai carabinieri, sono stati posti ai domiciliari ed è scattata la sospensione della patria potestà. I figli sono stati affidati a una struttura protetta.
L’avvio delle indagini
La macchina investigativa si è messa in moto dopo una visita medica al maggiore dei bambini, che presentava un ematoma all’occhio e diversi lividi sparsi tra volto, braccia e addome.
Durante il colloquio con il dottore, il bimbo avrebbe rivelato la causa delle lesioni: a picchiarlo selvaggiamente, secondo il suo racconto, erano stati il padre e la madre. Avrebbe poi aggiunto che anche i due fratelli minori subivano lo stesso trattamento, smentito, però, dalle parole della mamma che lo aveva accompagnato.
Secondo la donna, infatti, quei segni sul corpo del figlio erano stati provocati da cadute accidentali durante banali attività ludiche. Versione in piena antitesi con quanto cristallizzato dalle intercettazioni audio-video disposte in corso di indagine, che per la Procura di Catania avrebbero “confermato che la casa era per i ragazzini una sorta di ‘lager domestico’ dove gli insulti, le botte e le violenze psicofisiche erano all’ordine del giorno“.