Quando cominciò a circolare la notizia che Raz Degan avrebbe preso parte ad un reality show, molti dei fan che conoscono lo spirito libero e non convenzionale del modello stentarono a crederci. Eppure Raz prese parte all’Isola dei Famosi, mantenendo una certa coerenza con la sua natura, rimanendo estraneo alle dinamiche di gruppo, guadagnandosi l’appellativo di naufrago solitario, e vincendo quell’edizione.
Dalla vittoria è nuovamente scomparso dagli schermi, salvo qualche intervista. Ora che torna con un progetto distribuito da Sky e in collaborazione con Leonardo Di Caprio, torna a far parlare di sé. In un’intervista al Corriere della Sera Degan spiega anche le motivazioni che lo spinsero a partecipare all’Isola.
La confessione di Raz
Cosa convinse il modello israeliano a prendere parte ad un format come l’Isola dei Famosi? Il premio in denaro: Raz Degan aveva bisogno di soldi in quel periodo in cui la madre era malata.
Lo dichiara alle pagine del Corriere senza troppi giri di parole. “Per soldi: mia madre era malata. Laggiù ho incontrato molta ignoranza, i paguri hanno più dignità” ha spiegato. Eppure, per uno come lui, che ha viaggiato tanto e girato più di 120 paesi, c’è stata una ricompensa forse più ricca e appagante del denaro. “Però la natura era un regalo che mi ha caricato nell’anima” ha concluso.
Quella volta con la sciamana…
Il modello si è poi dedicato alla presentazione del suo nuovo e affascinante progetto: L’Ultimo Sciamano, prodotto con Leo Di Caprio. Un lavoro che gli è costato tanti sacrifici e rischi. “Tutti vedono che è stato su Sky e in America su Netflix o che l’ha coprodotto Leonardo DiCaprio” racconta accorato Raz. “Ma nessuno immagina che, per farlo, sono stato vicino alla morte, alla depressione, alla stregoneria, ai piranha, a pazzi che si credono sciamani capaci di guarire il mondo“. Poi aggiunge con orgoglio: “Ma uno sciamano vero, Pepe, l’ho trovato. È stato un viaggio e la destinazione finale ancora non la so. La ricerca è questo: conoscersi, superare i propri limiti, entrare in contatto con se stessi“.
Ad ispirarlo una vicenda biografica e la figura di una sciamana che trovò sul suo cammino mentre percorreva la Via della Seta e che gli salvò la vita. “Nel 2010, facevo a piedi la via della Seta e, in un villaggio sperduto fra Nepal e Tibet, mi venne la polmonite. Pensavo sarei morto, feci testamento lasciando il trullo a una fondazione sugli squali” comincia Degan. “Trovai le forze per andare in aereo a Goa, da una sciamana che curava con l’Ayahuasca. Dopo un giorno di infusi, correvo già sulla spiaggia. A quel punto, decisi di partire per scoprire i poteri di quella pianta“. Poi puntualizza: “L’Ayahuasca? Ho scoperto che ne bevono più a Los Angeles che in Amazzonia, ma che se lo bevi circondato da ego ed elettricità, e non bevi anche la saggezza della cerimonia sciamanica portandola nel quotidiano, non serve a niente“.