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Chi è Mr. Pink: il misterioso artista che colpisce le città con pennellate rosa

Pubblicato: 30/08/2019 16:27

Mr Pink o Rebor è il misterioso artista torinese che a soli 23 anni, attraverso la sua arte fatta a colpi di rosa e non, comunica e rende diverse città come Torino un museo a cielo aperto.

Rebor si racconta in esclusiva a The Social Post. La sua storia è un viaggio in un mondo colorato, fatto di domande che cercano risposte, di emozioni e viaggi fisici e mentali alla scoperta dell’ignoto.

Tutto nasce da uno skateboard

Forse tutto è iniziato da uno skateboard, un gruppo di amici e un senso si appartenenza” questi gli ingredienti base che hanno dato vita ad un giovane artista del torinese che a soli 23 anni ha spiccato il volo nel panorama artistico non solo italiano ma anche internazionale. 

Marco Abrate: in arte Rebor e Mr Pink. Un artista, tre personalità e percorsi differenti che tra installazioni e pennellate rosa ha già lasciato il segno ed ora è prossimo ad un grande salto. 

Rebor e la passione per l’arte fin da bambino

Come nasce un artista? Una domanda che, parlando di artisti del passato, trova risposta nei libri e più nel dettaglio negli ambienti socio-culturali da cui hanno tratto ispirazione. Un ragionamento che forse si può mettere in pratica anche in tempi moderni.

Nel caso di Marco, classe 1996, tutto nasce dall’infanzia. Un mondo costellato da una famiglia sempre presente e pronta ad incoraggiarlo e una grande fantasia stimolata dal mondo dei cartoni animati Disney. Crescendo Rebor ha sviluppato una grande passione per i viaggi e per la cultura in ogni forma, cosa che gli ha permesso di aprire la mente e spaziare ancora di più con l’immaginazione. Elemento centrale della sua infanzia è stato il nonno: “La figura più importante della mia crescita, un mentore e punto di riferimento che ha condiviso con me la sua passione e conoscenza nel campo artistico”. 

La difficoltà ad esprimersi

L’arte incontra Marco quando è solo un bambino, all’epoca dei fatti in difficoltà a causa di una dislessia che lo isola dal mondo, rendendolo spettatore e non partecipante. L’arte come un’amica ha preso per mano questo bambino e lo ha stimolato ad esprimersi alla sua maniera, come lui stesso racconta a The Social Post: “Ho faticato per l’interezza del periodo scolastico a causa della mia forte dislessia, riconosciuta tardi dopo anni persi e sforzi importanti. L’arte è rimasto il campo in cui riuscivo a destreggiarmi più liberamente e dove il giudizio degli insegnanti, convinti che la mia fosse incapacità o pigrizia, non mi raggiungeva. Per me è diventata un mezzo per affrontare le difficoltà e le incomprensioni. La mia espressione artistica deriva dalla mia necessità di comunicare usando mezzi più personali”. 

L’incontro con la street art

La Street Art è stato lo step successivo nella crescita tanto artistica quanto personale di Rebor che in quell’ambiente ha trovato “un gruppo di amici e un senso di appartenenza”.

Con i miei graffiti risvegliavo il bambino assopito in me, giocando con le vernici come fossero macchinine, riversando i miei pensieri in quelle immagini colorate”. È stato qui dunque che Marco è diventato Rebor, facendo forse il primo passo concreto verso il suo futuro da artista: “Quelle stesse immagini sono cresciute con me e hanno preso forme e significati diversi e diventando le mie opere attuali”.

Come Rebor sono state tante le esposizioni alle quali ha partecipato, come ad esempio la Mostra collettiva presso la Street Art Limited di Zurigo nel 2017 e la Rebor alter Mr Pinkimmergersi per emergere e sollevarsi“, mostra personale svoltasi nel 2018 presso il MAU- Museo Arte Urbana di Torino, dove entrambe le personalità artistiche di Marco erano in mostra.

L’avvento di Mr Pink

Il nome d’arte di Marco è Rebor sì ma alle cronache torinesi è conosciuto anche con un altro alias: Mr Pink. Non è stata una sua scelta bensì del pubblico cittadino una volta incappato nella sua prima opera, un enorme pneumatico rosa in piazza San Carlo. Ecco dunque dov’è nata un’altra estensione artistica di Marco, come lui stesso spiega: “Non era mia intenzione iniziale dividere Rebor da Mr Pink ma le strade hanno preso naturalmente due direzioni diverse e ho presto iniziato ad apprezzarne i benefici. Mi permette di esprimere due lati differenti di me”.

Il rosa espressione di mille sfaccettature 

La scelta del rosa non è stata casuale. Un colore a prima vista semplice che poi tanto semplice non è “Il rosa inganna, seduce, colpisce in un contesto urbano dove prevalgono colori neutri e grigi” spiega Rebor, “Ha un vasto uso nella cultura POP e assume ancora più forza quando utilizzato da un artista uomo, creando contrasto con la sua accezione prettamente femminile. La particolare sfumatura che utilizzo io ricorda anche molto le caramelle, creando un collegamento giocoso che solleva da alcuni dei temi pesanti che tratto con le opere”.

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“Generazione BHO conPassione” ? Il meccanismo delle Instagram story è il medesimo di una pubblicità : è sfuggente, non dura per sempre, ed illude. Con l’avvento dell’era digitale e della globalizzazione le nostre conoscenze hanno iniziato a muoversi in un flusso continuo che non siamo in grado di fermare. Possiamo accedervi facilmente, ma solamente di sfuggita, perché quasi subito le informazioni acquisite devono essere delegate all’ oblio e sostituite da altre. La nostra vita e il nostro tempo fuggono, dandoci un senso di vertigine, come se le ore e i giorni impedissero una riflessione. Come reagirebbero oggi i futuristi? La nostra è una società iperattiva, paradossalmente spenta. Con questa figurazione, l’uso di un elemento POP interpretato dal cantante rapper italiano “Fedez”, che si abbandona nel Cristo morente, e di Chiara Ferragni, (moglie del cantante ) che si identifica nella Madre accogliente un figlio, in sintesi vuole aiutare il pubblico ad avvicinarsi alla mia ricerca. Il fondale del poster abbraccia la composizione con il colore rosa SHOKING che vuole richiamare il viola delle vesti sacrali, che la liturgia cristiana propone nei paramenti liturgici nei periodi di purificazione e di attesa (Avvento e Quaresima). Davanti all’opera, ovvero al poster, lo spettatore viene accompagnato dallo slogan “GENERAZIONE BHO conPassione”: a prima vista…un “BHO”, e “conPassione” che metaforicamente traduce “la pietà ” (compassione) e induce alla speranza. Sul fondale troviamo segni frettolosi violacei che si rifanno al momento fugace di una Instagram Story. Con questo “ideale” manifesto pubblicitario, con le sculture che rappresentano l’uomo “congelato” sotto il drappo rosa, sintetizzo una contemporaneità sfinita e stanca vissuta in tempo reale , dove ogni cosa si appiattisce. La Pietà di Michelangelo resta un’ icona della fecondità creativa dell’uomo che cammina nel proprio tempo con le ansie, le gioie , le speranze. @fedez @chiaraferragni #torinoportanuova #pink #streetart #rebor #torino #contemporaryart #italiana #swatchbeach #lespresso #serenadandini

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Un colore utilizzato per lanciare messaggi importanti, per affrontare temi legati all’attualità come ad esempio il cambiamento climatico oppure “l’emozione, l’idolatria, i sogni, tutte cose che si sono presentate di fronte a me nel mio cammino virtuale e di cui ho voluto parlare. Non vedo la mia arte come incito ad una rivoluzione ma piuttosto come un meccanismo che possa incoraggiare il mio pubblico all’ introspezione e alla cultura”. L’arte e un’adeguata chiave comunicativa per Marco rappresentano “un mezzo comunicativo” senza “barriere o regole”. “La mia (arte) vorrebbe parlare a chi la osserva ed incitare le persone ad investire nelle stesse battaglie fondamentali, facendolo però con ironia e leggerezza”. 

Artista Made in Italy sul piano internazionale

Per tutto il 2020 Rebor sarà impegnato con un progetto internazionale legato alla Cina che punta ad abbattere le barriere culturali tra i Paesi grazie all’arte. Rebor è stato selezionato come rappresentante italiano: “Sento un grosso orgoglio nell’essere stato scelto e non vedo l’ ora di poter svelare più dettagli sull’argomento”.

A grandi linee però sappiamo che si tratterà di un’installazione creata per interagire con il panorama urbanistico della città di Wenzhou. “Tratterà un nuovo tema per me, riguardante l’aspetto più umano ed emotivo delle persone a prescindere da differenze razziali, culturali, linguistiche o spirituali”.

Culture a confronto

Al momento Rebor non può dirci di più ma non sta più nella pelle all’idea di iniziare, complice anche il primo e recente viaggio in Cina che gli ha aperto gli occhi su un mondo nuovo e completamente diverso dal nostro, fatto di schemi e un ordine prestabilito, concetti che sono per il giovane artista “meccanismo complice e necessario”.

Come artista nato sulla strada mi sono trovato a prendere ispirazione proprio dalla monotonia e automatismo della società quindi in un certo senso mi è necessario per sviluppare il mio discorso. Credo anche che l’ animo umano sia sfaccettato e più complesso di quello che potrebbe sembrare superficialmente; i miei lavori si appellano proprio a questo lato individualistico anche nelle masse e in quelli che definiamo come automi. Siamo due facce della stessa medaglia”. 

Il segreto è credere in sé stessi

Essere un artista emergente non è facile. Quella di Rebor è una circostanza basata sulla sopravvivenza, la forza di volontà, la passione, lo studio e la costanza caratteristiche fondamentali per l’artista.

Come lui stesso spiega, “non c’è una formula unica”; lo studio approfondito tanto dell’arte quanto del mercato stesso permettono forse di avere una base che, mista ad un po’ di fortuna, può portare a dei risultati, la cosa importante è “credere in se stessi, imparare dagli errori e circondarsi di persone che possano aiutare e guidare, riponendo la fiducia solo in chi ne vale davvero la pena”. Inoltre è importante “Non considerarsi mai davvero arrivati, ma darsi sempre nuove sfide e avere pazienza”. 

Rebor è ottimista: “Credo che i giovani possano sopravvivere a qualunque situazione con la forza e la passione necessaria. Sicuramente l’Italia pone della barriere non indifferenti sia a livello di mentalità sia a livello economico e può scoraggiare i giovani e chi si affaccia sul mercato in questo momento”. 

Torino nel cuore ma con lo sguardo avanti

Nonostante i suoi progetti nazionali e internazionali Rebor non lascerà mai del tutto la città che gli ha permesso di nascere artisticamente e che continua a dargli tanto, Torino. Anche se i viaggi e le esperienze all’estero, come lui stesso spiega, permettono all’animo artistico di mantenere costantemente alimentato il fuoco dell’ispirazione. Perché è guardandosi intorno, allargando i propri orizzonti anche geografici, che la creatività viene nutrita.

Rebor ha grandi progetti all’orizzonte oltre la Cina, ad esempio prenderà parte ad una mostra presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia il prossimo novembre, parteciperà al Premio delle Arti Nazionale a Fisad, sempre a novembre e infine presenzierà con una mostra a Rocca Grimalda, Alessandria. Un percorso, il suo, che prosegue seguendo il giusto tempo facendo un passo alla volta, senza porsi troppi obiettivi. Un vivere seguendo l’impeto del momento e… del rosa.

Credits immagine in alto: Mr Pink/ Carl Stacey Photographer (dimensioni modificate)