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Tumori al colon e immunoterapia: la frontiera della ricerca oncologica

Pubblicato: 30/08/2019 11:43

Con più di 50mila casi ogni anno, il tumore al colon-retto rappresenta la seconda causa di morte per cancro in Italia. La nuova frontiera per combattere questo tipo di patologie si chiama immunoterapia e vede impegnati tanti ricercatori in tutto il mondo, tra cui l’italiano Carmine Carbone. 38enne, originario di Airola, in provincia di Benevento, si sta distinguendo per il suo progetto “Predator”, con cui cerca di capire il funzionamento alla base della resistenza alle terapie di molti tipi di tumori.

Sistema immunitario e resistenza del tumore

L’idea – ha spiegato il ricercatore a Il Messaggeroè quella di rendere il sistema immunitario del paziente capace di riconoscere il tumore e studiarne i meccanismi di resistenza”. In forza presso il Comprehensive Cancer Center del Policlinico Gemelli di Roma, Carbone ha vinto il primo premio di Research to Care, bando a sostegno della ricerca scientifica consistente in un assegno di 100mila euro.

Il nome “predator” deriva dagli omonimi aerei senza pilota, utilizzati per la ricognizione dei territori ostili: un’analogia che lo studioso usa per spiegare il comportamento dei linfociti T, le cellule immunitarie che cercano di contrastare l’azione del tumore. Insieme ai mieloidi soppressori, il cui ruolo è invece quello di inibire proprio le risposte antitumorali, sono potenzialmente in grado di chiarire il perché la malattia riesca a sviluppare particolari strategie di resistenza.

3 anni di ricerca

La ricerca avrà una durata di 3 anni e potrebbe condurre, in futuro, ad una possibile cura, con l’individuazione di farmaci sempre più mirati per colpire l’esatta tipologia di cancro. L’immunoterapia rappresenterebbe, da questo punto di vista, una speranza concreta per combattere il tumore del colon-retto, che nel solo 2015 ha fatto registrare 18.935 decessi nel nostro Paese, rivela l’Istat. Una tendenza che sembra destinata ad aumentare, in relazione a fattori di rischio piuttosto significativi come il consumo di carni rosse e l’obesità.

Da parte sua, Carbone è convinto che la ricerca, anche in Italia, possa essere la risposta giusta: “Ho visto tanti colleghi andare via, ma anche tornare – aveva dichiarato in occasione della premiazione di Research to CareQui in Italia ci sono tante strutture di eccellenza, come il Gemelli, dove è possibile fare ricerca d’avanguardia per sconfiggere queste devastanti patologie oncologiche”.