Il piccolo Rayem, di 3 anni, preso a calci da un uomo di 22 anni per essersi avvicinato al passeggino della figlia, non dorme bene e piange da giorni. A raccontarlo è il padre, Bouazza Toubi, a Repubblica, che non riesce a capacitarsi di quanto accaduto al suo bambino. Ha espresso però gratitudine per la grande solidarietà dimostratagli da quella che da 20 anni è la sua città. Intanto, è emerso che l’aggressore 22enne è il fratello di un pentito di camorra. Le autorità l’hanno subito allontanato dalla Calabria.
“Che cosa ho fatto di male?” continua a chiedersi Rayem
Bouazza Toubi, marocchino, è in Italia dal 1995. In queste ore è finito su tutti i giornali per la violenta aggressione subita dal suo figlio più piccolo, Rayem, di soli 3 anni. I fatti risalgono a martedì 3 settembre, ma la notizia è rimbalzata di testata in testata solo nelle ultime ore. Intervistato da Repubblica, l’uomo ha raccontato la sofferenza e la paura del figlio. “Per due giorni non è riuscito a dormire. Era terrorizzato, piangeva continuamente. Mi chiedeva -cosa ho fatto di sbagliato, papà?-” ed io non sapevo cosa rispondergli”. Fortunatamente, spiega Bouazza Toubi, i lividi e le contusioni guariranno presto, secondo i medici. Ma a preoccupare la famiglia è lo stato psicologico del bambino. “Non riesce a capire cosa sia successo e piange disperato. Anche il fratello e la sorella sono inquieti, arrabbiati”.
L’aggressore fratello di un pentito di camorra
“Quando mio figlio Housama mi ha chiamato per raccontarmi cosa fosse successo non riuscivo a crederci. In oltre vent’anni in Italia, non mi è mai successa una cosa del genere. Lavoro qui a Cosenza da vent’anni, la mia famiglia è qui, i miei figli crescono qui e non ho mai avuto problemi”, ha proseguito Bouazza. E all’aggressore di suo figlio, prosegue, non ha nulla da dire. “È incomprensibile l’aggressione immotivata di un adulto. Ma quella di un bambino è intollerabile”.
La polizia ha infine scoperto che il giovane aggressore è il fratello di un pentito di camorra, che viveva in un luogo protetto della provincia di Cosenza. Una volta identificati e denunciati, l’uomo e la moglie sono stati immediatamente allontanati dalla Calabria e trasferiti in un’altra località protetta.