Da anni ormai si parla degli allevamenti intensivi e delle crudeltà a cui spesso vengono sottoposti animali come mucche, polli o conigli prima di essere uccisi e macellati. Più di recente alcune organizzazioni hanno iniziato a porre l’accento anche sull’industria ittica e su un espediente in particolare, quello della legatura, che consente di tenere in vita i pesci per ore dopo averli pescati. Una pratica, denunciano gli animalisti, molto dolorosa, perché prolunga in maniera indeterminata lo stato di soffocamento degli animali.
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La tecnica della legatura
La tecnica della legatura si basa su un semplice assunto: più si riesce a ritardare il momento dell’effettiva morte del pesce, maggiore sarà la sua freschezza e, di conseguenza, il suo potenziale valore. Per ottenere ciò, in alcune parti del mondo i lavoratori del settore sono soliti legare i pesci ancora vivi, facendo un foro laterale nella loro bocca e passando un filo che poi annodano intorno alla coda. In questo modo l’animale rimane in una posizione arcuata, con bocca e branchie forzatamente aperte. Il venditore potrà poi spruzzare acqua sulla bancarella, aumentando temporaneamente l’afflusso di ossigeno nel pesce che, di fatto, continuerà a vivere in un lentissimo e dolorosissimo processo di soffocamento.
L’inchiesta nei mercati di Taiwan
Una recente inchiesta, pubblicata a fine agosto, ha visto come protagonista la fotografa e giornalista canadese Jo-Anne McArthur, che ha documentato questa usanza nei mercati di Taiwan: “La pratica della legatura sembra risalire a più di 200 anni fa, durante la dinastia Ming in Cina – scrive la McArthur sul proprio sito We Animals Media – Sebbene la pratica sia illegale a Taiwan, non c’è quasi alcuna applicazione della legge a proteggere il benessere dei pesci, quindi la legatura è comune e visibile nei mercati di tutto il paese”.
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Una realtà anche italiana
In realtà la prassi non è diffusa solamente in Asia. Già lo scorso ottobre, infatti, l’associazione Essere Animali aveva messo in luce come gli stessi allevamenti ittici in Italia facessero ricorso a tale espediente: “Questa dolorosa legatura attraverso le branchie – si specificava nel video dell’inchiesta – viene richiesta da alcuni commercianti come garanzia della freschezza del pesce”. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema è nata la campagna Anche i Pesci, con la quale l’associazione spinge per un riconoscimento dei diritti di questi animali.
*immagine in evidenza: Youtube / Essere Animali (dimensioni modificate)