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Caso Roberta Ragusa, Antonio Logli: “Sono detenuto in carcere ingiustamente”

Pubblicato: 07/10/2019 15:46

Lo scorso 10 luglio, Antonio Logli è stato condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per l’omicidio di sua moglie, Roberta Ragusa, e per la distruzione del suo cadavere. L’uomo ha scritto una lettera alla trasmissione televisiva Quarto Grado, che spesso si è occupata del caso. Le sue parole sono state lette nello studio televisivo del programma, lo scorso 5 ottobre: Antonio Logli si dichiara innocente e promette di lottare per dimostrarlo.

La lettera dal carcere di Antonio Logli

Antonio Logli parla dal carcere e grida la sua innocenza. Nella lettera che ha inviato alla trasmissione televisiva Quarto Grado, ha parlato del suo stato d’animo in questi termini: “Questa condanna tremendamente ingiusta ha scatenato in me, in quanto innocente, una rabbia profonda, ma soprattutto ha condannato i miei figli a dover vivere senza il loro padre“. Secondo Antonio Logli, gli inquirenti non avrebbero tenuto conto di 2 importanti testimonianze: “Una giustizia che sorda è andata a senso unico e non ha voluto ascoltare ben 2 testimoni, Filippo Campisi e Cinzia Palagi che hanno urlato a gran voce le loro testimonianze. Il primo ha visto Roberta uscire dal cancellino di casa la sera della sua scomparsa, salire su un Suv di colore scuro con a bordo un uomo e dirigersi verso Pisa. Mentre l’altra l’ha vista il giorno dopo al supermercato Eleclerc Conad di Madonna dell’Acqua“.

Antonio Logli sembra addirittura alludere a presunte speculazioni precedenti la sua condanna: “Sono stato condannato per quello che ho detto, per quello che non ho detto, per l’espressione del mio viso, qualunque cosa abbia o non abbia fatto è servita per condannarmi“. Anche il clamore mediatico che è seguito alla scomparsa di Roberta Ragusa avrebbe, secondo Antonio Logli, contribuito a creare questa situazione: “Ero stato condannato da tutti già prima dei processi, anche grazie alle false notizie dei giornali e delle TV“. L’uomo ha poi affermato che avrebbe difeso a tutti i costi Roberta Ragusa, a cui voleva bene, benché innamorato di un’altra donna, Sara Calzolaio, già da molto tempo. Antonio Logli ha poi promesso di continuare a lottare per la sua innocenza, nonostante la sua condanna sia ormai definitiva: “Adesso sono detenuto in carcere ingiustamente e prego Dio ogni giorno perché lui vede e provvede. Vivo questa terribile esperienza a testa alta con la serenità di chi è innocente e vi garantisco che lotterò con tutto me stesso fino a quando avrò vita per dimostrare la mia innocenza“.

L’omicidio di Roberta Ragusa

Antonio Logli sta scontando la sua condanna definitiva a 20 anni di carcere per l’omicidio e la distruzione del cadavere di sua moglie, Roberta Ragusa. La donna era scomparsa dalla casa in cui viveva con il marito e i figli a Gello, una frazione di San Giuliano Terme nella provincia di Pisa, nel lontano 2012, precisamente nella notte tra il 13 e il 14 gennaio. A inchiodare Antonio Logli sarebbe stata la testimonianza di un giostraio, Loris Gozi, che avrebbe riferito agli inquirenti di aver visto quella notte i due coniugi litigare e, in particolare, Logli costringere Roberta Ragusa a salire in macchina.

Stando a quanto sarebbe poi emerso dalle indagini, al culmine di quella lite Antonio Logli uccise Roberta Ragusa e si liberò poi del suo cadavere. A far scattare la lite tra i due sarebbe stata la scoperta da parte di Roberta Ragusa della relazione extraconiugale che Antonio Logli aveva con la baby sitter dei loro figli, Sara Calzolaio, sua attuale compagna, che tra le altre cose lavorava anche nella scuola guida di famiglia, intestata a Roberta Ragusa. Il movente di Antonio Logli sarebbe di natura economica: se lei avesse deciso di lasciarlo dopo la scoperta della storia extraconiugale avrebbe potuto decidere di non cadergli le redini delle attività economiche.