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Entra con un fucile in classe: professore eroe lo abbraccia e lo disarma

Pubblicato: 20/10/2019 15:08

Un lungo abbraccio a volte cambia tutto. Può perfino evitare una tragedia, come è successo lo scorso 17 maggio negli Stati Uniti. Una data che il professore Keanon Lowe non dimenticherà mai. Un suo studente del liceo Parkrose di Portland quella mattina è entrato in classe con un fucile, deciso ad aprire il fuoco e poi suicidarsi. Ma il professor Lowe non si è lasciato intimidire dall’arma e ha fatto ragionare il ragazzo. L’ha disarmato con agilità e poi l’ha stretto in un lungo abbraccio. Un gesto d’amore, che in questo caso ha salvato vite preziose.

Il professore: “Armi nelle scuole problema serio”

Keanon Lowe, ex star della squadra di football locale Ducks, lavora come insegnante di educazione fisica al Parkrose High School di Portland (Oregon). Il 17 maggio, il suo sangue freddo e il suo grande cuore hanno impedito ad una giornata qualunque di trasformarsi in un drammatico giorno di lutto. È lo stesso Lowe a raccontare, ai media locali, quegli attimi di tensione. “La porta si è aperta e ho visto un ragazzo con un fucile. In una frazione di secondo, ho analizzato la situazione. Ho guardato i suoi occhi, poi l’arma. Il mio istinto ha preso il sopravvento. Ho afferrato il fucile e l’ho passato ad un altro insegnante. Allora ho abbracciato il ragazzo e gli ho detto che ero lì per salvarlo. Su Twitter, il giorno dopo la tragedia sfiorata, Lowe ha scritto: “Voglio essere parte della soluzione al problema della violenza con armi da fuoco nelle scuole”.

Il suicidio nelle intenzioni del 18enne

Granados-Dias sta scontando 36 mesi in libertà vigilata e si è sottoposto ad una terapia per la salute mentale. Il 10 ottobre, durante il processo, si è dichiarato colpevole dell’accusa di possesso d’arma da fuoco in luogo pubblico. Il Guardian afferma che l’intenzione del 18enne Angel Granados-Dias fosse il suicidio, non la strage. Non avrebbe infatti puntato l’arma verso nessuno. La sua difesa poggia principalmente su questo aspetto. Il legale del giovane ha infatti ripetutamente rimarcato l’intenzione del suo assistito di non voler ferire nessuno oltre se stesso. L’intervento tempestivo del docente Lowe ha fortunatamente evitato che anche una sola vita andasse perduta. Su Twitter, Lowe ha spiegato di aver scelto il lavoro da insegnante per “guidare e allenare giovani ragazzi, nei cui panni mi ci son ritrovato anche io. Non avrei mai immaginato che un giorno avrei messo a rischio la mia vita per loro come ho fatto ieri”.

La diatriba sulla pubblicazione del video

Sebbene la vicenda risalga a 5 mesi fa, la notizia occupa media locali e internazionali in questi giorni. Infatti, la scuola non aveva autorizzato la diffusione di video e immagini dell’accaduto. Ma queste son trapelate comunque. Il sovrintendente del distretto scolastico Michael Lopes-Serrao ha scritto una e-mail al quotidiano The Guardian. Nella lettera, Lopes-Serrao spiega che il Parkrose High School di Portland si dissocia dalla diffusione dei video delle telecamere di sorveglianza. La scuola non ha mai concesso il permesso di pubblicare le riprese dell’abbraccio e del salvataggio eroico del professore Lowe. “Innanzitutto, crediamo che sia una violazione della Ferpa (legge federale che protegge la privacy degli studenti). Questo evento poi è stato traumatico per la nostra comunità. Il rilascio del video non aiuta nessuno dei coinvolti”.

Le statistiche sulle sparatorie in America

Secondo l’associazione indipendente Everytown for Gun Safety Support Fund, in media 100 americani ogni giorno muoiono per colpi d’arma da fuoco. L’associazione si occupa di ridurre questa violenza, monitorando gli episodi, studiando le cause e spingendo per cambiare la legge. Secondo le loro statistiche, solo nel 2019 ci sono stati già 76 incidenti con armi da fuoco nelle scuole americane. Dal 2013 ad oggi 483 sparatorie, per un totale di 182 morti e 369 feriti. Da anni, migliaia di studenti, genitori e docenti chiedono invano di modificare la legge, rendere più complicato l’accesso alle armi. Un appello alla politica, soprattutto da parte dei giovani che vivono sulla propria pelle queste tragedie sempre meno rare, per ora inascoltato o sottovalutato.