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Sassari, strangola la moglie a morte: condannato a 30 anni

Pubblicato: 24/10/2019 23:26

Era il 23 dicembre dello scorso anno, quando Marcello Tilloca ha strangolato a morte la moglie Michela Fiori. Un copione che si ripete ormai sempre, lui esasperatamente violento, lei disperata decide che è ora di lasciarlo e concedere a sé stessa e ai suoi figli una vita lontano dalla violenza.

Lui l’ha uccisa strangolandola e infine è stato processato, oggi la decisione dei giudici.

Strangola la moglie: condannato

Lui non ci sta, così decide per entrambi una soluzione ai loro problemi coniugali, ovvero la morte di mamma Michela. Dopo averla strangolata con un laccio, sul letto, Marcello Tilloca le ha rimboccato le coperte, come se semplicemente l’avesse messa a letto. Dopo è andato a vedere la partita di uno dei figli, ha chiamato l’avvocato e si è costituito. Nonostante la richiesta di una condanna all’ergastolo da parte dei pm, l’uomo o è stato condannato a 30 anni.

Il processo con rito abbreviato si è concluso oggi, l’avvocato difensore ha provato a richiedere l’infermità mentale.

Tilloca: “Michela mi ha aggredito”

Prima della sentenza, Marcello Tilloca ha rilasciato una serie di dichiarazioni sprezzanti nei confronti della vittima. Un flusso di coscenza quasi delirante, come a voler essere proprio lo scopo, nel quale Tilloca accusa Michela di essere stata lei ad averlo aggredito e lui quello che si è difeso, che lei lo tradiva, addirittura è arrivato ad accusare la defunta moglie e madre dei suoi figli di spaccio di droga. L’avvocato difensore, Pietro Diaz aveva richiesto l’assoluzione del suo assistito per infermità mentale e gelosia. I giudici però hanno scelto di condannarlo a 30 anni di carcere e al pagamento di un provvisionale di 100mila euro alla madre, al fratello e alla nonna della vittima.

Michela aveva chiesto aiuto

Prima di morire Michela Fiore aveva chiesto aiuto ad un centro anti-violenza, aveva deciso di mettere fine a quel matrimonio che la ingabbiava in una cella fatta di dolore e sofferenza. L’uomo con cui era sposata aveva la dipendenza dal gioco ed era violento.