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Eva Mikula: chi era la misteriosa donna della banda della Uno Bianca

Pubblicato: 26/10/2019 21:06

Eva Mikula è stata la donna di Fabio Savi, che insieme ai fratelli Roberto e Alberto Savi, è stato il co-fondatore della banda della Uno bianca, l’organizzazione criminale che nei primi anni ’90 aveva seminato morte e terrore nell’Italia centrale.

Chi era Eva Mikula

Eva Edit Mikula, di origine romena, proveniva da una poverissima famiglia di origine ungherese, ma trapiantata in Transilvania. Suo padre era un contadino e la madre una donna costretta a subire le violenze domestiche da parte del marito. Alla sola età di quindici anni decide di fuggire da quella situazione, ma senza passaporto lo fa a piedi e raggiunge Budapest.

Il suo compagno Fabio Savi racconta di averla conosciuta proprio a Budapest mentre lei faceva la prostituta in un club; tesi che viene poi confermata da una giornalista ungherese, Laszlo Posztobanyi, la quale sostiene di aver incontrato Eva in una casa di piacere di Kiskuhnalas, a sud di Budapest, nel novembre del 1992.

Eva smentisce questa accusa e afferma in più occasioni di aver lavorato come sguattera in un ristorante, fino a quando nel gennaio del ’92 conosce Fabio e un suo amico di San Marino, che erano lì in vacanza.

La banda della Uno bianca: sangue e morti in Emilia Romagna

Eva Mikula rappresenta l’elemento più misterioso in assoluto di questa incredibile vicenda. Dal 1987 alla fine del 1994 l’organizzazione criminale formata dai Roberto, Alberto e Fabio Savi, Marino Occhipinti, Pietro Gugliotta e Luca Vallicelli. La maggior parte dei componenti della banda era di estrema destra e apparteneva alla Polizia di Stato.

I numeri di questa banda furono incredibili, delle vere e proprie stragi che provocarono 24 morti, 102 feriti in 103 azioni criminali, secondo il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.

Il nome della banda deriva dal modello di automobile, appunto la Fiat Uno, utilizzata in alcune delle loro azioni criminali. Un modello scelto perché facile da rubare e molto comune in quegli anni per cui molto diffuso e di difficile identificazione.

La sua testimonianza cambiò tutto

Fabio Savi viene catturato, assieme alla sua compagna Eva Edit Mikula, giovedì 24 novembre 1994, alle 2.35 di mattina nell’autogrill della stazione di servizio di Fella, sulla A 23, a ventisette chilometri di distanza dal confine con l’Austria dove volevano fuggire.

Eva Mikula sapeva tutto nel dettaglio delle loro sanguinarie imprese, anche perché pare che il suo uomo Fabio Savi se ne vantasse ed amava raccontarle tutto. Da subito la ragazza collabora con i magistrati e con una perfetta conoscenza della lingua italiana, oltre che del romeno e dell’ungherese, racconta particolari inquietanti della banda e dimostra di conoscere alla perfezione le armi, quasi più di un perito balistico.

Eva è la testimone chiave che riuscirà a far collegare i componenti della banda alle loro sanguinose imprese. Al momento dell’arresto, per l’anagrafe, aveva soltanto 19 anni: lei dichiara di essere nata infatti il 18 agosto 1975.

Gli arresti e la fine di un incubo

Alla fine del 1994, i componenti della banda sono stati tutti arrestati. Il 6 marzo del 1996 si sono conclusi i processi con la condanna all’ergastolo per i tre fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi e per Marino Occhipinti; 28 anni di carcere per Pietro Gugliotta scalati poi a 18. Luca Vallicelli invece patteggiò una pena di 3 anni e 8 mesi. Inoltre lo Stato italiano versò ai parenti delle 24 vittime la somma complessiva di 19 miliardi delle vecchie lire.

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2019 16:51