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Morte di Marco Pantani, la rabbia della madre: “Scandalo italiano”

Pubblicato: 03/11/2019 15:25

A Domenica In fa il suo ingresso in studio Tonina Pantani, madre del compianto campione di ciclismo Marco, scomparso nel 2004  per arresto cardiaco dovuto all’eccesso di sostanze stupefacenti. Secondo mamma Tonina il campione non si sarebbe mai ucciso e manifesta la sua sete di verità e di giustizia, che dura da ormai 15 anni, nello studio di Mara Venier.

La battaglia di mamma Tonina

In studio a Domenica In, Tonina Pantani manifesta la sua intenzione di continuare a ricercare la verità per certificare come sia realmente morto il figlio Marco. Sulla morte del campione di ciclismo, avvenuta nel 2004, aleggiano ancora oggi nubi di mistero ed incertezze. Mamma Tonina non si dà pace e, a distanza di 15 anni, è ancora alla ricerca della verità. Non vuole credere che il figlio si sia ucciso a causa di un eccessivo consumo di sostanze stupefacenti ma, secondo la donna, Marco è stato ucciso. Intervistata da Mara Venier, Tonian dichiara: “Ne ho tanti di dubbi. Come ho saputo della sua morte ho subito detto che me l’hanno ucciso. Marco amava troppo la vita, ha cantato karaoke fino agli ultimi giorni a casa e quello che mi ha dato più fastidio è che gliene hanno dette di tutto e di più. L’hanno fatto passare per il dopato d’Italia“.

In tv era il dopato d’Italia

Secondo la testimonianza di Tonina, la morte di Marco Pantani è attribuibile anche ai media che hanno ampliato le voci sul suo dopaggio, rovinandogli la carriera. La donna racconta: “Nei giornali e in tv era il dopato d’Italia, per questo me lo hanno ucciso loro e tutte le loro voci. Marco è morto e nessuno si è fatto sentire, neanche la Federazione dei ciclisti. La Federazione doveva proteggere i ciclisti, invece ci hanno lasciati soli. Dopo che è venuta fuori la verità, non si è fatta sentire e non è nemmeno venuta a salutarmi. Mio figlio non me lo da indietro più nessuno, ma non voglio che quello che gli è successo accada ad altri ragazzi: è uno scandalo italiano. Era un bravo ragazzo, amava davvero il ciclismo“.

Abbiamo passato una vita d’inferno

I problemi iniziarono nel 1999, quando fu escluso dal Giro d’Italia dopo che gli era stato rilevato un valore al di sopra del consentito: da quel momento fu etichettato come ‘il dopato d’Italia’. La madre ricorda quei momenti drammatici: “Abbiamo passato dal ’99 al 2004 una vita d’inferno. Io e Marco eravamo in simbiosi. Lo avevano ferito nell’orgoglio, gli avevano dato un’etichetta che diceva che nessuno gliel’avrebbe più tolta. Marco non era un debole, era forte“. La notizia della morte del figlio arrivò imprevista: “Arrivò la telefonata dalla sua manager sul telefono di mio marito che gli diceva che Marco era morto. Da quel momento non ho mai smesso di lottare“.

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2019 15:36