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Strage di canguri in Australia: coinvolte le grandi aziende italiane

Pubblicato: 07/11/2019 16:51

Più di 44 milioni di canguri uccisi tra il 2000 e il 2018: è quanto emerge dal rapporto della Lav (Lega anti vivisezione), presentato ad ottobre in occasione della prima italiana del documentario Kangaroo, A Love-Hate Story. Secondo l’associazione animalista si tratta del più grande abbattimento di animali selvatici al mondo, con un impatto dieci volte maggiore rispetto alla caccia alle foche in Canada. L’Italia sarebbe un’indiretta protagonista di questa mattanza, in quanto primo paese in Europa per importazione di pelli di canguro, utilizzate dai grandi marchi italiani di alta moda e abbigliamento sportivo.

Da icona australiana ad animale infestante

Nonostante il canguro venga solitamente considerato una vera e propria icona australiana, il suo ruolo nel continente non sembra essere del tutto apprezzato. Il marsupiale, animale erbivoro, è stato infatti classificato come “pest”, cioè infestante, per via dei problemi che causerebbe al suolo destinato ai pascoli di pecore, capre e bovini. Visto come diretto competitor dei più redditizi allevamenti, è così diventato oggetto di una caccia spietata che ha finito per alimentare una filiera produttiva, dalla carne per il consumo degli animali domestici fino all’esportazione di pelli e pellicce. Tutto ciò, sottolinea la Lav, ha portato all’abbattimento di più di 2 milioni di canguri all’anno, senza considerare le centinaia di migliaia di cuccioli che muoiono di stenti dopo che le loro madri sono state uccise.

Le aziende italiane coinvolte

L’Italia è il paese europeo di riferimento per il mercato delle pelli grezze di canguro: ne sono state importate oltre 2 milioni tra il 2012 e il 2016. Arrivano in Italia per essere lavorate dalle concerie e poi utilizzate da note aziende italiane per la realizzazione di prodotti moda, ma soprattutto in ambito sportivo per scarpe da calcio e tute motociclistiche. La Lav ha elencato i nomi di queste aziende, tra le quali figurano brand del settore calzaturiero (Diadora, Lotto, Pantofola d’Oro, Danese, Moreschi, Moma, Fabi), motociclistico (Dainese, Ducati, Gimoto, Alpinestars, Vircos) e dell’abbigliamento (Versace, Ferragamo, Prada).

L’appello della Lav

L’associazione animalista chiede un impegno concreto alle istituzioni, affinché in futuro possa essere vietato l’import, anche in Italia, dei prodotti ricavati dai canguri. Delle aziende contattate dalla Lav alcune si sono dimostrate disponibili al dialogo, mentre altre hanno respinto la richiesta di incontro. Nei giorni scorsi è arrivata la nota ufficiale della Diadora, che ha annunciato l’abolizione totale della pelle di canguro da tutti i suoi prodotti a partire da fine 2020. L’associazione spera si possa trattare di un primo passo della giusta direzione: “Quello dell’Italia, primo Paese importatore di pelli di canguro in Europa, è un primato di cui andare poco fieri – ha dichiarato Simone Pavesi, responsabile LAV Moda Animal Free – nessuna pelle o pelliccia, infatti, può definirsi sostenibile”.