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Picchia a morte la figlia di 8 mesi, 100 anni di carcere al padre

Pubblicato: 13/11/2019 09:31

Condannato a 100 anni di carcere per il brutale omicidio della figlia, morta a 8 mesi in seguito a una terribile escalation di violenze. È la decisione dei giudici sul caso di Jayden Straight, il padre oggi 18enne che, all’epoca dei fatti contestati, aveva 17 anni. Secondo quanto emerso durante le indagini, la piccola sarebbe stata picchiata fino a sfondarle il cranio, e le evidenze di un dramma lontano dallo scenario di un incidente sarebbero apparse subito chiare ai medici intervenuti per tentare di salvarla.

Padre condannato a 100 anni

Ha massacrato di botte la figlia di 8 mesi fino a sfondarle il cranio: è questa la terribile ricostruzione dietro la morte della piccola Raija, una bimba che viveva in un appartamento della città di Des Moines, nello Stato americano dell’Iowa, uccisa nel 2017 in circostanze sconvolgenti.

La bambina è deceduta nel luglio 2018 in seguito a quella che è apparsa subito come una terribile sequenza di violenze. Sulla minore sono state riscontrate fratture multiple al cranio e diverse costole rotte, oltre alla rottura della milza e a una massiccia emorragia retinica.

Secondo quanto riportato da Metro, intorno alla figura del padre, all’epoca 17enne, si sarebbero addensati immediatamente pesanti sospetti. Jayden Straight, questo il suo nome, oggi ha 18 anni e il processo a suo carico per omicidio si è concluso con una sentenza di condanna a 100 anni di reclusione.

Le circostanze del decesso

Dalle indagini condotte dalla polizia, poco dopo l’accesso della bimba all’ospedale Mercy Medical Center, sarebbe emerso il quadro di un inquietante condotta violenta.

Uno dei medici della struttura, riporta il Sun, avrebbe evidenziato immediatamente il tenore delle circostanze legate al grave ferimento della piccola, vittima di “un attacco deliberato” che ha indirizzato gli inquirenti verso una dinamica impossibile da ascrivere a contorni involontari o accidentali.

Le gravissime lesioni rilevate, poi cristallizzate nell’esito dell’autopsia, hanno restituito uno scenario del tutto incompatibile con quello di una morte per cause diverse da una spietata aggressione.

Il padre si è dichiarato colpevole. Avrebbe agito in assenza della compagna, che si era allontanata momentaneamente dall’abitazione per sbrigare alcune faccende affidandogli la loro bambina.