Un procuratore della California avrebbe usato la figlia 13enne per adescare un pedofilo. Il procuratore, dopo aver saputo delle avances da parte di un adulto, avrebbe costretto la ragazzina ad organizzare altri incontri per raccogliere le prove. Si è poi presentato alla centrale di polizia per sporgere denuncia contro il colpevole, un 76enne residente nella stessa contea. Il sospetto è ora in stato di fermo con una cauzione fissata a 3 milioni di dollari. Guai in arrivo però anche per il procuratore accusato di aver messo in pericolo la figlia adolescente.
La caccia all’uomo
Il pubblico ministero coinvolto nella vicenda, dopo aver ascoltato il racconto della figlia su alcuni commenti ricevuti da un uomo anziano, decide di agire da giustiziere, anziché da padre. Invece di recarsi alla centrale di polizia più vicina per denunciare il fatto, obbliga la 13enne a incontrare nuovamente il presunto pedofilo per registrare il tutto. Ma ancora non è sufficiente. Infatti, il procuratore, ormai entrato nella parte di un moderno giustiziere, fa organizzare alla figlia un ulteriore incontro per raccogliere altro materiale.
Soddisfatto del suo lavoro, si presenta alla centrale per consegnare il frutto dei propri appostamenti. Gli agenti fanno scattare le manette per il 76enne colpevole, Ali Mohammad Lajmiri, con l’accusa di 3 diversi attacchi sessuali nei confronti della minore.
Lo sdegno del dipartimento di giustizia
I filmati raccolti dal pm, di cui non è stata rivelata l’identità, mostrano il 76enne Ali Mohammad Lajmiri, in atteggiamenti inequivocabili nei confronti della giovane 13enne. Le cinge la vita e cerca più volte di baciarla, mentre la ragazza appare visibilmente spaventata.
Eppure, l’arresto di un pedofilo questa volta suscita lo sdegno del dipartimento di giustizia a causa delle modalità controverse della cattura. “Chi lo fa? Chi prende la propria figlia, che sa essere stata vittima di una molestia, e la riporta là fuori in modo che possa essere nuovamente abusata affinché lui possa fare il suo lavoro e catturare il colpevole?”. Queste le parole indignate del giudice LaDoris Cornell della California, riportate da diverse fonti locali. Le fanno eco quelle del Procuratore distrettuale Jeff Rosen che aggiunge “Le scelte che facciamo nella nostra vita professionale e personale devono essere in armonia con i protocolli, le leggi e l’etica del nostro sistema di giustizia penale”.