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Untore Hiv di Ancona: condanna confermata in appello

Pubblicato: 26/11/2019 21:19

Claudio Pinti, ‘l’untore di Hiv’ accusato di omicidio volontario e lesioni gravissime, è stato condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere anche in appello. La sentenza conferma l’esito del primo grado di giudizio e in aula, secondo quanto riportato dall’Ansa, il 39enne avrebbe chiesto scusa alla sua ex fidanzata. “Alle sue scuse non credo“, ha replicato la donna ai microfoni della stampa.

L’untore di Hiv condannato a 16 anni e 8 mesi

16 anni e 8 mesi di reclusione anche in appello per Claudio Pinti, balzato in testa alle cronache con il sinistro appellativo di ‘untore di Ancona’. Il primo grado di giudizio si era concluso con lo stesso esito nel marzo scorso, e i giudici di secondo grado hanno confermato.

L’autotrasportatore 39enne, affetto da Hiv, aveva infettato 2 donne: la compagna, deceduta per complicanze dell’Aids, e l’ex fidanzata, alla quale avrebbe chiesto scusa durante l’udienza.

Il difensore di Pinti, secondo quanto riportato dall’Ansa, avrebbe chiesto i domiciliari per il suo assistito, al fine di consentirgli di seguire il percorso terapeutico intrapreso in seguito all’arresto.

La denuncia dell’ex fidanzata

Era il 2018 quando l’ex fidanzata di Pinti ha presentato una denuncia dopo la scoperta di essere sieropositiva. Le indagini erano poi sfociate nell’imputazione e nella condanna del 39enne, riconosciuto responsabile dei reati di omicidio volontario e lesioni gravissime.

Ed è proprio alla donna che lo ha denunciato che avrebbe rivolto le sue scuse in aula. Ai microfoni dei giornalisti la risposta dell’ex fidanzata: “Io alle sue scuse non ci credo, lo conosco. Con le sue scuse non ci faccio niente. Sono stanca, sto tremando. Voglio solo che abbia una pena giusta e che rimanga in carcere“.