Vai al contenuto

Elezioni Calabria, lo scandalo M5s: il candidato Aiello “ha una villa abusiva”

Pubblicato: 29/11/2019 17:05

 In vista delle nuove elezioni, il grillino Francesco Aiello ha avanzato la sua candidatura come presidente della Regione Calabria da meno di 1 giorno. “Dopo un’attenta riflessione e la consapevolezza di affrontare un’intensa, importante e difficile sfida, ho deciso di accettare la proposta civica del Movimento 5 Stelle di candidarmi a presidente della Regione Calabria”, aveva scritto nella serata di ieri, giovedì 28 novembre, nella sua pagina Facebook. 

Nemmeno 24 ore dopo, però, è stato sommerso da un duro scandaloLa villa di Francesco Aiello, situata a Carlopoli, in provincia di Catanzaro, è stata dichiarata parzialmente abusiva. Non solo: il Tar e il Consiglio di Stato hanno condannato il neo-candidato e il fratello a demolire il piano dell’abitazione considerato abusivo

Tutto questo non è stato ancora fatto. 

Francesco Aiello e l’abusivismo

La risposta del pentastellato e docente di Politica economica all’Università della Calabria non si è fatta attendere. “Rispondo con serenità alle accuse di abusivismo edilizio rivoltemi il giorno successivo all’accettazione della candidatura a governatore della Calabria con il Movimento 5 Stelle“, ha affermato.

Ha chiarito: “Vengo additato per una casa che non ho realizzato io. Inoltre, mi si rimprovera di non averla ancora demolita. Nello specifico non c’è alcun ordine di demolizione da parte della giustizia amministrativa, che ha invece stabilito che debba essere il Comune di Carlopoli a scegliere quale provvedimento applicare”. 

La versione dei fatti secondo il candidato M5s

Francesco Aiello ha, dunque, fornito una sua versione dei fatti: “Negli anni ’80, furono i miei genitori a costruire il fabbricato in questione con una volumetria superiore rispetto a quanto consentito dalle norme. A distanza di quasi 40 anni e proprio quando decido di mettermi a servizio della mia gente e della mia terra, mi viene attribuita una responsabilità che non ho”. 

Inoltre, ha aggiunto: “Ai tempi, un vicino iniziò a produrre esposti per via della volumetria maggiorata, aspetto che mio padre aveva pensato di sanare, acquistando negli anni ’90 un terreno adiacente per asservirlo a fabbricato. Cominciai a occuparmi del caso nel 2012“.

All’epoca, mio padre soffriva di Parkinson e io dovetti assisterlo nel suo drammatico declino, successivo alla scomparsa prematura di mio fratello Domenico. – ha continuato – Da allora a oggi, da figlio mi sono trovato mio malgrado davanti a questo problema, che tutti i tecnici interessati avevano suggerito di risolvere usando il terreno comprato da mio padre per asservirlo alla casa esistente”. 

In attesa del verdetto

A questo punto, il candidato pentastellato ha sottolineato come le sentenze della magistratura amministrativa abbiano stabilito che debba essere il Comune di Carlopoli a indicare la strada alternativa. Il Comune in questione, comunque, non si è ancora pronunciato. 

A riguardo, ha dichiarato: “Sto attendendo l’ultima parola, che spetta al Comune. Pertanto nel merito ho agito correttamente: non ho imposto nulla, non ho condizionato nessuno e sto pazientemente aspettando di conoscere la decisione per un fatto che non ho commesso io”. 

La (vera) verità

Tuttavia, la storia non sembrerebbe essere propriamente così. La casa sarebbe stata ampliata “ben oltre la cubatura prevista” dai genitori di Aiello. Già dagli anni successivi all’ampliamento, la casa sarebbe stata definita in parte abusiva. Avrebbe infatti un piano interrato e un secondo piano in più rispetto al previsto e il corpo principale sarebbe risultato come avente una grandezza doppia rispetto a quanto stabilito dalle carte iniziali.

Per questo motivo, sarebbe stata avviata l’ordinanza di demolizione. Solo nel 1999, il Comune si sarebbe ricordato della pratica e avrebbe avviato la procedura necessaria per la revoca della concessione edilizia

Devono demolire solo il secondo piano

A questo punto, la famiglia Aiello avrebbe deciso di presentare ricorso al Tar, ma l’istanza sarebbe stata respinta. Sarebbe stato accettato solo uno “sconto”, ovvero sarebbe stato graziato il corpo principale. Tuttavia, secondo la sentenza, i due piani abusivi sarebbero dovuti essere demoliti. 

Dopo altri 10 anni, il Comune avrebbe mandato agli eredi, i fratelli Aiello, una nuova notifica di ordinanza di demolizione. I due l’avrebbero nuovamente contestata al Tar e al Consiglio di Stato. 

L’amministrazione, però, non avrebbe fatto altro. Sarebbe stata, dunque, sollecitata da un vicino degli Aiello. Un anno fa, l’unica cosa che sarebbero riusciti a ottenere sarebbe la demolizione esclusiva del secondo piano. Questo perché, altrimenti, con l’eliminazione del piano interrato rischierebbe di crollare l’intera villa.