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Pronta la pelle sintetica wireless: trasmette le sensazioni tattili a distanza

Pubblicato: 06/12/2019 15:01

I ricercatori della Northwestern University, Illinois, hanno messo a punto un sistema wireless che permette di trasmettere la sensazione del tatto a distanza. Si tratta di una “pelle” sintetica, un tessuto in grado di aderire al corpo e di vibrare a seconda dello stimolo che si vuole comunicare a chi la indossa. Una tecnologia di questo tipo potrebbe essere applicata in numerosi campi: dalla realtà virtuale, con la quale rendere i videogames ancora più coinvolgenti, fino alle protesi, per aiutare chi ha perso un arto a percepire nuovamente gli oggetti intorno a sé.

Come funziona

Il prototipo elaborato dai ricercatori è simile ad un foglio laminato di 15 centimetri di lato, composto da materiali flessibili che possono seguire la forma del corpo. Su di esso sono incorporati 32 piccoli dispositivi, che vibrando molte volte al secondo simulano la sensazione tattile provata nel toccare un oggetto: “Possiamo modificare la frequenza e l’intensità di ogni dispositivo velocemente e sul momento, attraverso un’interfaccia grafica”, ha spiegato John Rogers, esperto di bioelettronica della Northwestern University. Privo di fili e batterie, il sistema può infatti ricevere un impulso a distanza, per esempio da un touchscreen. La persona che utilizza il touchscreen può sfiorare lo schermo e il gesto, automaticamente, si tradurrà in una carezza sulla mano di chi indossa il dispositivo.

Le possibili applicazioni, dai videogiochi alla medicina

La tecnologia in questione ha notevoli potenzialità, alcune delle quali sono già state esplorate dagli stessi ricercatori. Si può immaginare di trasmettere una carezza via computer ad un parente lontano, oppure di percepire la superficie di un oggetto all’interno di in un videogame. La prospettiva forse più importante è quella legata alle protesi robotiche, che integrando questo sistema sarebbero in grado di restituire la sensazione del tatto: “L’arto residuo può essere rivestito di questa pelle – ha spiegato all’Ansa Calogero Oddo, dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – in modo che quando la protesi robotica tocca un oggetto le invia gli impulsi, permettendo a chi la indossa di percepire la forma dell’oggetto”.

Intanto gli studiosi sono già al lavoro sulla seconda generazione di questa “pelle” ipertecnologica, che sarà ancora più sottile e leggera: “Potrebbe diventare estremamente significativo per le relazioni sociali – sottolinea John Rogers – in campo medico e per applicazioni che oggi non possiamo ancora immaginare”.

(Immagine in alto: Northwestern University)