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Fondazione Open: cosa c’è dietro a casseforti e airbus

Pubblicato: 16/12/2019 10:00

Si torna a parlare della Fondazione Open, nota per essere nata nel 2012 con l’obiettivo di sostenere iniziative politiche: tra le più famose c’è proprio la Leopolda di Matteo Renzi e la corsa dell’ex premier alle primarie del Pd, senza contare la campagna per il sì al referendum costituzionale. La Fondazione è rimasta attiva fino all’aprile 2018 e oggi lunedì 16 dicembre ci sarà l’udienza davanti ai giudici del Riesame. Gli indagati sono Alberto Bianchi, ex presidente di Open, e Marco Carrai, consigliere. Nel consiglio di amministrazione c’erano altri nomi molto noti perché vicini proprio a Matteo Renzi, tra gli altri Maria Elena Boschi e Luca Lotti.

I segreti di Open

Sotto la lente di ingrandimento della Procura di Firenze c’è il ruolo di Alberto Bianchi nella gestione dei fondi usati per sostenere proprio la carriera politica di Matteo Renzi. Il sospetto degli inquirenti è che “‘gli onorari’ del legale fossero in realtà finanziamenti ‘mascherati’ e per questo illeciti“, spiega il Corriere della Sera.

E la questione dei viaggi? Per gli incontri organizzati nel 2018 a Washington per Matteo Renzi è stato noleggiato un aerotaxi, un volo privato, molto costoso, spiega La Verità e riporta Il Fatto Quotidiano. Per il viaggio a San Francisco è stato trovato un appunto: “Cartellina bianca intestata Rimborsi Marco Carrai Bionic Hotel Fairmont contenente scheda denominata “Credito M.Carrai”, e-mail con allegata ricevuta di pagamento dell’hotel Fairmont di San Francisco a nome di Matteo Renzi del 21 febbraio 2017“, riporta Il Corriere della Sera.

Per i magistrati “Tenuto conto delle “iniziative economiche” d’interesse investigativo la posizione di Marco Carrai può essere vista come l’anello di congiunzione tra le “compagini societarie” e la Fondazione Open. In merito si evidenzia che Fabrizio Landi, Davide Serra e Michele Pizzarotti sono risultati sia quali finanziatori della Fondazione Open che essere parti attive (soci o cariche) in societa italiane e lussemburghesi riconducibili a Carrai“. Carrai comunque nega tutto: “Le risorse finanziarie della Società lussemburghese Wadi Ventures fossero utilizzate per acquisire partecipazioni in società allo stato non individuate perché ha investito in Start Up israeliane e nessuna ha mai avuto nulla a che fare né con il senatore Matteo Renzi né con la Fondazione Open“. Intanto due cassette di sicurezza aspettano ancora di essere ispezionate dai magistrati.

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2019 15:40