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Scomparsa di Marta Calvo, confessa un uomo: “L’ho fatta a pezzi”

Pubblicato: 20/12/2019 12:59

Il caso della scomparsa di una giovane ragazza di 25 anni ha scosso la Spagna per diversi giorni. Nelle ultime settimane un uomo ha confessato di averla uccisa e fatta a pezzi. Nonostante la confessione, le dinamiche non sono ancora chiare e soprattutto non si trovano i resti della ragazza.

La scomparsa della giovane Marta Calvo

La giovane spagnola aveva un appuntamento con un uomo conosciuto attraverso un sito di incontri, presso il centro di Manuel, piccola città in provincia di Valencia. La sera del 7 novembre Marta aveva mandato un messaggio su Whatsapp a sua madre con la sua posizione e da quel momento non si sono più avute sue notizie.

La famiglia ha poi denunciato la scomparsa, ma da subito per la polizia trovare la ragazza ancora in vita sembrava poco probabile. Dopo quasi un mese di indagini, gli investigatori sono giunti ad un nome, quello di Jorge Ignacio Palma, un colombiano di 38 anni.

La versione sconvolgente dell’uomo

L’uomo dopo vari interrogatori avrebbe confessato di aver rapito e ucciso la 25enne, versione poi ritrattata nel suo secondo interrogatorio. Jorge ha infatti riferito che Marta sarebbe morta accidentalmente per overdose a seguito ad una “fiesta blanca”, cioè una serata a base di droghe e sesso. L’uomo sarebbe poi stato preso dal panico e per cercare di togliersi ogni colpa di dosso, avrebbe deciso di fare a pezzi il corpo della ragazza e di nasconderlo in vari cassonetti della spazzatura sparsi per la zona.

Le indagini ovviamente non si fermano, anche perché non sono ancora stati ritrovati i resti di Marta Calvo. Già da alcuni giorni era stato bloccato lo smaltimento di rifiuti nella zona di ricerca, che sarebbe un’area rurale nei pressi dell’abitazione dell’indagato. La Guardia Civil ha dichiarato a 20minutos: “Siamo in una fase lenta e minuziosa delle indagini, adesso è il momento di concentrarci senza farci prendere dalla fretta e fare uno sforzo importante per trovare quelle prove che possano confermare o smentire quanto dichiarato dall’accusato”.