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Crotone, arresti per ‘Ndrangheta: in manette un medico e un presidente di banca

Pubblicato: 15/01/2020 09:35

La Guardia di Finanza e la Polizia Valutaria di Crotone hanno comunicato di aver eseguito 3 arresti per associazione mafiosa nel crotonese. In manette sono finiti un medico cardiologo, un presidente di banca e un imprenditore, tutti legati alla figura del boss Nicolino Grande Aracri.

Gli arresti per ‘Ndrangheta

Nel comunicato stampa divulgato viene spiegato il contenuto dell’operazione “Thomas“, che ha portato all’arresto di 3 persone. L’operazione è stata portata avanti questa mattina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Questa ha indagato un sistema di stampo mafioso volto a illeciti di varia natura.
In manette sono finiti Alfonso Sestino, medico cardiologo del Policlinico Gemelli di Roma, Ottavio Rizzuto, Presidente del CdA della Banca di Credito Cooperativo del Crotonese e Rosario Le Rose, imprenditore di Cutro. Tutti loro facevano capo a Nicolino Grande Aracri, detto “Mano di Gomma”, boss della ‘Ndrangheta di Cutro e già in regime di 41bis a Milano.

Il sistema mafioso di Cutro

La Guardia di Finanza e la Dda hanno riscontrato, dopo numerose indagini, che il gruppo mafioso “abbia esercitato la sua influenza sul Comune di Cutro gestendo di fatto numerosissimi appalti e traendone diretto e cospicuo giovamento economico“. Il tutto con un sistema rodato.
La figura centrare era Ottavio Rizzuto, Presidente della BCC del Crotonese, che avrebbe agevolato e favorito le cosche di ‘Ndrangheta locali. Queste facevano riferimento alla Idro Impianti srl di Rosario Le Rose. Dal 2007 al 2015 avrebbe ottenuto tutti gli appalti del comune di Cutro.
Il “terminale economico” era il medico Alfonso Sestino, che ha effettuato investimenti per conto del boss Grande Aracri. Queti erano volti a “assicurare il controllo sui villaggi turistici, ricadenti nell’area geografica di influenza criminale della locale“.

Sequestrati oltre 15 milioni di euro

Inoltre, le indagini hanno portato anche a 4 finanzieri, ritenuti colpevoli di passare informazioni alla cosca. La Dda accusa i 3 arrestati di: “associazione di tipo mafioso, estorsione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, reati tutti aggravati dalle modalità mafiose“.
La Guardia di Finanza ha inoltre disposto il sequestro di beni per un valore di oltre 15 milioni di euro. La confisca ha riguardato 4 attività economiche, 83 beni immobili, depositi bancari, auto e polizze assicurative.