In seguito alle nuove documentazioni presentate in tribunale, negli USA si torna a discutere, e lo si farà probabilmente ancora per molto tempo, della storia della piccola Chloe Wiegand, la bimba di 18 mesi precipitata lo scorso luglio da una finestra di una nave da crociera ormeggiata a Porto Rico.
Una vacanza finita in tragedia
L’8 luglio del 2019 la piccola Chloe si trovava insieme alla sua famiglia, originaria di South Bend, Indiana, sulla nave da crociera Freedom of the Seas, di proprietà della Royal Caribbean, ormeggiata nei pressi del molo di San Juan, Porto Rico. La bambina si trovava all’undicesimo piano della nave, nella Kids Water Zone, un’area dedicata principalmente agli ospiti più piccoli della compagnia.
Ed è da una finestra di quest’area che Chloe è precipitata per quasi 100 metri, terminando il volo contro il molo di cemento sottostante, morendo sul colpo. Secondo le primissime ricostruzioni la bambina sarebbe caduta dalle braccia del nonno che l’aveva poggiata su una ringhiera pensando che la finestra di vetro di fronte a lui fosse chiusa. Il nonno teneva la nipote con un braccio mentre con l’altro si è sporto per toccare il vetro, o almeno così credeva.
Ma la finestra era aperta, l’uomo si è sporto troppo e la bambina gli è scivolata da sotto il braccio, precipitando dalla nave. In seguito alle indagini svolte, il 28 ottobre il tribunale locale ha formulato l’accusa di omicidio colposo nei confronti dell’uomo, al quale è stato successivamente offerto un patteggiamento. L’uomo ha rifiutato, convinto di voler dimostrare la sua innocenza.
Due processi per stabilire una colpa
I genitori della piccola Chloe, Alan e Kimberly Wiegand, hanno sempre dichiarato di non ritenere il nonno in alcun modo colpevole di quanto accaduto, adducendo invece gravi responsabilità al personale della nave. Una finestra aperta in un’area dedicata ai bambini e l’assenza di segnali di avvertimento o di elementi atti a proteggere da eventuali cadute sono solo alcuni degli elementi presentati dalla coppia a dicembre, nell’accusa formalizzata contro la Royal Caribbean.
Una causa multimilionaria che rischia di infliggere un colpo durissimo alla società norvegese-statunitense di base a Miami. Pochi giorni fa però, durante il processo, è stata presentata una nuova prova che rischia di ribaltare l’esito di una sentenza che sembrava scontata.
Infatti un video ripreso dalle telecamere di sorveglianza della nave rischia di incolpare definitivamente il nonno materno. Dalle immagini presentate al Tribunale di Miami si può vedere l’uomo prendere la piccola Chloe e sporgerla dal finestrino per ben 34 secondi prima di perdere la presa.
Le accuse contro il nonno
Dalle carte presentate al tribunale, riportate dal New York Post, emerge chiaramente il punto di vista della compagnia di crociere: “Il signor Anello sapeva perfettamente che quella finestra era aperta, non c’era alcun pericolo nascosto“, aggiungendo che “dopo mesi passati a rispondere alle accuse false e inesatte arrivate dagli avvocati dei Wiegands possiamo affermare che questo non è il caso di un bambino inconsapevole che si avvicina a una finestra aperta e cade perché la finestra in questione è difettosa o posizionata in modo errato.”
Per la compagnia quindi, ciò che è successo e che ha portato alla tragedia è palese: “La sconsideratezza e l’irresponsabilità di Salvatore Anello sono l’unico motivo per cui la bambina è morta“. Per Michael Winkleman invece, avvocato della famiglia Wiegand, la mozione di Royal Caribbean è “priva di fondamento e ingannevole“, ed è pronto a dare battaglia in aula per fare luce su questo terribile avvenimento.
Ciò che di sicuro resta è il dolore di un’intera famiglia, distrutta in un giorno di vacanza e le immagini nella mente di un uomo che, per negligenza o per errore altrui, ha visto svanire dalle sue braccia la sua nipotina. La corte dovrà aggiornarsi il prossimo mese di marzo sulla vicenda.