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Amedeo Minghi: l’amore e il dolore per la scomparsa della moglie Elena

Pubblicato: 13/02/2020 15:34

Tra i cantautori e compositori più apprezzati della musica italiana, Amedeo Minghi ha dovuto fare i conti con un dolore che ha segnato inevitabilmente la sua vita, ovvero la scomparsa della moglie dopo 40 anni d’amore.

La storia d’amore con Elena Paladino

Nel gennaio del 2014 la vita di Amedeo Minghi è cambiata. Andato a dormire con la moglie, la mattina seguente ha trovato la donna senza vita. Elena Paladino, purtroppo, è morta nel sonno. Una storia d’amore lunga 40 anni, quella tra il cantante ed Elena Paladino, con la coppia che è convolata a nozze nel 1973.

Dalla loro relazione sono nate due figlie, Annesa e Alma che sono state l’ancora di salvezza di Minghi dopo aver perso l’amata moglie. Sempre accanto al marito, Elena Paladino non ha mai perso occasione per incoraggiarlo. Nel 1983, ad esempio, il cantante partecipò al Festival di Sanremo con la canzone 1950, senza tuttavia riuscire a vivere appieno quell’esperienza.

Minghi: “Non volevo farlo quel Sanremo

Come dichiarato dallo stesso cantante nel corso della sua partecipazione a Ballando con le stelle nel 2018, infatti: “Non volevo farlo quel Sanremo, infatti arrivai ultimissimo. Mia moglie era venuta a Sanremo per la finale e si era comprata un vestito bellissimo. Ho pensato più volte di ritirarmi, lei mi ha sempre sorretto. Mi ha riportato sulla retta via in un paio di occasioni in cui stavo mollando seriamente“.

L’affetto delle figlie Annesa e Alma

Morta nel sonno nel gennaio del 2014, la scomparsa di Elena Paladino ha segnato inevitabilmente Minghi che non ha mai smesso di amare la donna della sua vita. Ad aiutarlo ad affrontare questo terribile lutto le figlie. Come dichiarato nel corso di un’intervista a Diva e Donna: “Ora ci parlo, la saluto, lei sta con me più di prima. Sono credente. Prima, quando era viva, non veniva a tutti i miei concerti, ora c’è sempre“.

Allo stesso tempo, Minghi, non può fare a meno di sottolineare la sua mancanza, tanto da affermare: “Si resta soli, una solitudine immensa, nonostante la fortuna di avere figli e nipoti. La stanza da letto. Dormirci da solo è difficile, c’è sempre un occhio che va di là nel vuoto. La notte svegliarsi, girarsi e andare a fare una carezza a chi non c’è più. La morte nel sonno è la morte degli angeli. Per chi muore è la migliore. Per chi vive, lo strazio è grande. Nel caso mio, non ha fine. C’è questa cosa sospesa, incomprensibile e inaccettabile. Dopo 40 anni insieme. E adesso? Cosa faccio? Cosa succede? Le mie figlie mi hanno aiutato molto“.