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‘Ndrangheta, 65 arresti: tra loro anche un consigliere di Fratelli d’Italia

Pubblicato: 25/02/2020 12:39

Maxi operazione contro la ‘ndrangheta, culminata con l’arresto di 65 persone. Tra i destinatari delle misure cautelari (53 di custodia in carcere e 12 ai domiciliari) un consigliere regionale di Fratelli d’Italia. La Dda ha chiesto anche l’autorizzazione a procedere all’arresto di un senatore di Forza Italia.

‘Ndrangheta: 65 misure cautelari

Sarebbero 65 le misure cautelari disposte nell’ambito dell’operazione “Eyfhémos”, condotta dalla polizia contro la ‘ndrangheta e coordinata dalla Dda di Reggio Calabria.

Tra gli arrestati anche il consigliere regionale Domenico Creazzo (FdI) e la Dda avrebbe chiesto l’autorizzazione all’arresto di un senatore di Forza Italia, Marco Siclari.

Le ordinanze di custodia cautelare (53 in carcere e 12 ai domiciliari) riguarderebbero storici vertici e affiliati della cosca Alvaro, di Sinopoli, ritenuta una delle più potenti nel tessuto della criminalità organizzata.

Le accuse a carico degli indagati

Gli indagati – per 53 dei quali sarebbe stata disposta la custodia cautelare in carcere e per 12 ai domiciliari – sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, diversi reati legati ad armi e stupefacenti, estorsione, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, reati aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, scambio elettorale politico mafioso.

Oltre 600 gli agenti impegnati nella vasta operazione a Reggio Calabria, e arresti e perquisizioni sarebbero stati portati a termine in varie città tra cui Milano, Bergamo, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino e Perugia.

Nel comunicato diffuso dalla questura di Reggio Calabria i nomi delle persone raggiunte dalle misure cautelari al termine delle attività condotte fin dall’alba di oggi, 25 febbraio.

Domenico Creazzo, sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte e neo eletto Consigliere Regionale della Calabria, è sottoposto alla misura dei domiciliari.

L’esecuzione della misura cautelare nei confronti del senatore Marco Siclari – eletto nel marzo 2018 -, si legge ancora nella nota degli inquirenti, “rimarrà sospesa in attesa della delibera della Camera di appartenenza, alla quale è stata richiesta l’autorizzazione a procedere“.

L’esito delle indagini

Scrivono gli investigatori: “Le risultanze dell’indagine offrono uno spaccato estremamente chiaro e danno l’immagine concreta dell’esistenza ed operatività in Sant’Eufemia d’Aspromonte di un’organizzazione mafiosa pericolosissima ed efferata, che ha la disponibilità di un elevato quantitativo di armi anche da guerra; che ha compiuto in passato plurimi omicidi; che compie atti di danneggiamento; che traffica nel settore della droga (sia cocaina che marijuana); che controlla capillarmente il territorio, anche attraverso l’imposizione di estorsioni agli imprenditori; che ha una sua propaggine in Lombardia“.

L’intera attività investigativa, secondo quanto riferito dalla questura, ruota intorno alla figura di Domenico Laurendi, ritenuto centrale nel fuoco delle indagini, già processato per associazione mafiosa e assolto in secondo grado nel procedimento “Xenopolis” “(nell’ambito del quale emergeva come uomo di fiducia di Cosimo Alvaro) la cui immagine si irrobustisce, nella presente inchiesta, in ragione della sua crescita esponenziale di ‘ndranghetista“.

Nel comunicato stampa diffuso dalle autorità all’esito dell’operazione, si parla di “inquietanti episodi che comprovano il totale asservimento di alcuni esponenti politici alla ‘ndrangheta eufemiesee degli Alvaro“.

Creazzo, secondo quanto riferito dagli inquirenti, “nel coltivare e realizzare il progetto di candidarsi e vincere le ultime elezioni regionalisi sarebbe rivolto alla ‘ndrangheta – in particolare a Laurendi – inizialmente “attraverso il fratello Antonino Creazzo, in grado di procacciare voti grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici“. L’ipotesi di reato a carico di Siclari è scambio elettorale politico mafioso.