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William Tyrrell, nuove testimonianze sul caso del bambino scomparso nel nulla

Pubblicato: 31/03/2020 17:16

William Tyrrell, un bambino di 3 anni del Nuovo Galles del Sud, in Australia, è sparito a settembre del 2014 senza lasciare traccia. Da allora si sono susseguite molteplici ipotesi e illazioni che si sono però concluse con nulla di fatto.

Una nuova indagine giudiziaria, ora temporaneamente interrotta per l’emergenza Coronavirus, sta cercando di fare luce sull’accaduto e, in particolare, su alcune testimonianze, secondo cui il bambino sarebbe stato ucciso e nascosto in una valigia.

Il nome del possibile assassino

La prima testimonianza, presa in carico dalle autorità, è stata rilasciata da una babysitter. Secondo la donna, due bambini di cui si stava prendendo cura le avrebbero rivelato di sapere il nome dell’assassino. Si tratterebbe di tale Frank Abbott, un uomo della zona, che avrebbe detto ai bambini di aver ucciso il piccolo William e di aver sepolto il cadavere all’interno di una valigia.

La testimonianza getta ulteriori ombre su questa figura, già associata al possibile omicidio ma senza alcuna prova concreta, almeno fino ad ora. Abbott si troverebbe attualmente in prigione per abuso sessuale ai danni di altri 3 bambini non collegati a questa vicenda.

La confessione di un paziente

La seconda testimonianza, raccolta nel mese di marzo, è quella di un’infermiera che lavorava in una casa di riposo per anziani. Uno dei pazienti, poco prima di morire, le avrebbe confidato di aver dato un passaggio in macchina, anni fa, al suo miglior amico e al bambino. Le autorità hanno modo di ritenere che questo amico fosse proprio Frank Abbott, con cui l’uomo si recava spesso a pescare.

L’informazione non è di poco conto e darebbe credito ad una precedente testimonianza da parte di un residente della zona che aveva dichiarato di aver visto l’ultima volta il piccolo William a bordo di un’auto. Sebbene l’indagine lasci pensare ad un suo possibile coinvolgimento, Abbott non è ancora stato accusato formalmente. Ora si attendono ulteriori sviluppi della vicenda, che vede fissata una ricompensa di un milione di dollari australiani (circa 530mila euro) per chiunque riuscirà a risolvere il caso.