Operatori sanitari ed infermieri si spogliano di fronte all’obiettivo fotografico per protestare contro la mancanza dell’equipaggiamento necessario per affrontare in sicurezza l’emergenza Coronavirus.
Questa è l’iniziativa di protesta partita in Francia, in particolare dalla città di Perpignano, vicina ai Pirenei, sotto l’hashtag #NudicontroilCovid-19.
Nudi contro il Covid-19: la protesta
Un gruppo di 46 operatori sanitari, soprattutto infermieri, hanno lanciato la campagna A poil contre le Covid-19, ossia “Nudi contro il Covid-19”. L’iniziativa è nata a Perpignano: “Non è facile per nessuno mostrarsi così, ma qui siamo davvero nei guai – ha dichiarato un’infermiera a L’Indèpendant – Vogliamo assolutamente reagire. Dobbiamo essere ascoltati“.
La protesta ha suscitato molto interesse: le immagini che ritraggono gli operatori sanitari che si mostrano senza veli, coperti solo dalle loro rivendicazioni, scritte su semplici fogli di carta, sono state riprese da giornali e pagine social. Un video dove vengono mostrate le foto e spiegate le difficili condizioni di lavoro delle infermiere è stato pubblicato su Youtube e condiviso anche dalla pagina Facebook del collettivo SOS soignants en danger (ossia “SOS infermieri in pericolo”) che appoggia e condivide questa iniziativa.
Guarda il video:
SOS: infermieri in pericolo
La protesta (e l’allarme) da parte degli infermieri è incentivata anche dal fatto che negli ultimi giorni è stato chiesto loro di intervenire nelle case dei pazienti con Covid-19 ma senza fornire loro un’adeguata attrezzatura, lasciandoli in pratica “nudi” ad affrontare questo nemico invisibile ma presente.
Inoltre, come riporta il video, solo tra gli infermieri dell’Ospedale pubblico di Parigi si sarebbero registrati 600 contagiati.
“Nessuno è attrezzato“
In un’intervista rilasciata al giornale francese L’Indèpendant Christine Soulé, infermiera di Perpignano, ma anche presidente dell’FNI 66 (Federazione Nazionale delle Infermiere) e vicepresidente dell’URPS (Unione Regionale dei Professionisti della Salute) in Occitania, ha chiarito la posizione del personale sanitario.
Christine spiega che “da lunedì, gli infermieri devono prendersi cura dei pazienti Covid in cura a casa: assistenza agli anziani, medicazioni, iniezioni, vale a dire cure che richiedono un contatto molto stretto. E per questo, nessuno è attrezzato!”

Le mascherine non bastano
Quando le hanno domandato di quale attrezzatura necessitino gli infermieri, Christine ha risposto che “il minimo sono le maschere FFP” ma che hanno bisogno anche di “soprabiti, charlottes, copriscarpe” e tutta l’attrezzatura necessaria ad assicurare l’efficacia anche in prossimità di un paziente affetto da coronavirus, per non rischiare di diventare loro stessi vettori del contagio.
Christine ha sottolineato che le uniche attrezzature fornite loro al momento sarebbero maschere chirurgiche, decisamente meno sicure rispetto alle FFP2; perciò si sono dovuti arrangiare “grazie alla solidarietà. I restauratori ci hanno regalato alcuni indumenti. Società e privati, hanno donato FFP2 scadute. Prendiamo tutto ciò che possiamo”.
“Ci sentiamo inviati al macello“
La protesta ha dunque lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni di lavoro degli operatori sanitari, al fine di ottenere tutte le attrezzature e garanzie necessarie per combattere l’emergenza coronavirus ed assistere i pazienti.
TGCOM24 riporta la dichiarazione di un’infermiera di Rennes, Alexandra, che avrebbe dichiarato: “Vogliamo mostrare quanto siamo indifesi. Ci sentiamo inviati al macello, mettendo in pericolo i nostri pazienti e le nostre famiglie”.