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Il buco dell’ozono nell’artico potrebbe chiudersi ad Aprile

Pubblicato: 09/04/2020 15:15

A marzo abbiamo assistito all’apertura nell’Artico di un buco nell’ozono da record. Un fenomeno che si verifica ogni anno in quelle zone particolari della terra, ma quest’anno ha raggiunto dimensioni significative: “Dal mio punto di vista, questa è la prima volta che puoi parlare di un vero buco dell’ozono nell’Artico“, questo quanto dichiarato da Martin Dameris, esperto presso il centro aerospaziale tedesco di Oberpfaffenhofen. I recenti dati sembrano indicare che la chiusura del buco avverrà verso la metà di aprile.

Il buco dell’ozono nell’Artico: le origini

Normalmente la distruzione dello strato di ozono avviene con maggiore facilità e intensità nell’ Antartide, zona in cui le rigide temperature provocano la formazione di nuvole ad alta quota in cui rimangono intrappolati i gas chimici prodotti dall’uomo. In particolare, quest’anno i venti forti avrebbero provocato la formazione del fenomeno anche nell’Artico; evento che si verifica ogni anno ma che in questa occasione è stato di particolare intensità.  “Un vasto buco nell’ozono, probabilmente il più grande mai registrato nel nord, si è aperto nei cieli sopra l’Artico. Compete con il più noto buco nell’ozono antartico che si forma nell’emisfero meridionale ogni anno“, riporta Nature.

Non un problema per l’umanità. Chiusura per metà aprile

Il buco dell’ozono aperto nell’Artico è piccolo se confrontato con quello dell’Antartide. Infatti, in quest’ ultima zona si può estendere per 20-25 chilometri e può durare per 3 o 4 mesi, invece nell’Artico si dovrebbe chiudere già per la metà di aprile. Inoltre, non rappresenterebbe un problema per la salute; infatti, le alte temperature della zona artica favorendo la rottura del vortice polare dovrebbero condurre la situazione verso la normalità.

Il monitoraggio si basa sui dati registrati dagli esperti dal 9 marzo al 1 aprile.  La stima sulla chiusura, prevista per metà aprile, è stata resa nota da Diego Loyola, dell’agenzia spaziale tedesca Dlr. A monitorare l’andamento e lo sviluppo del fenomeno è il satellite Sentinel-5P, che fa parte del programma Copernicus, gestito dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea .

(Immagine in alto: sito ufficiale NASA/Nasa Ozone Watch)