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Cassazione: atei e agnostici hanno gli stessi diritti dei fedeli

Pubblicato: 20/04/2020 19:46

La Cassazione ha accolto un ricorso dell’Unione atei e agnostici razionalisti (Uaar), riconoscendo il loro diritto di esprimere posizioni e idee come i fedeli di qualsiasi altra confessione religiosa. La vicenda era iniziata nel 2013, quando il Comune di Verona si era opposto all’affissione di alcuni manifesti dell’associazione; questi erano stati giudicati potenzialmente lesivi nei confronti delle altre religioni.

Secondo Adele Orioli, responsabile iniziative legali dell’Uaar, con la sua ordinanza la Suprema Corte riconosce un diritto fondamentale: “Sembra una banalità – spiega in un comunicato stampa – ma ci sono voluti sette anni di battaglie legali per vederlo messo nero su bianco”.

L’opposizione del Comune di Verona

La pietra dello scandalo è stata rappresentata dalla campagna promossa dall’Uaar nel 2013, dal titolo “Viviamo bene senza D. L’iniziativa si era concretizzata attraverso una serie di manifesti affissi nelle principali città italiane, su cui campeggiava la parola “Dio” con un crocetta sulla lettera D e, più in basso, la scritta “10 milioni di italiani vivono bene senza D. E quando sono discriminati c’è l’Uaar al loro fianco”.

La giunta comunale di Verona aveva ritenuto che la campagna veicolasse un messaggio “potenzialmente lesivo nei confronti di qualsiasi religione”. Pertanto, non aveva consentito l’affissione dei manifesti. L’Uaar, che considerava questa posizione alla stregua di una vera e propria censura, si era quindi rivolta all’autorità giudiziaria. Sia in primo che in secondo grado, però, i giudici avevano convalidato la decisione del Comune.

L’ordinanza storica della Cassazione

L’ordinanza della Cassazione ribalta le precedenti sentenze, sottolineando da un lato il diritto di professare un credo religioso “positivo”, basato sull’adesione ad una determinata fede; dall’altro il diritto di professare un credo che si traduce nel rifiuto di una qualsiasi confessione religiosa.

Per questo principio, scrive la Suprema Corte, “deve essere garantita la pari libertà di ciascuna persona che si riconosca in una fede, quale che sia la confessione di appartenenza, ed anche se si tratta di un credo ateo o agnostico, di professarla liberamente”. Viene pertanto riconosciuto il diritto di propagandare tale credo, sempre con la dovuta attenzione affinché ciò non si traduca in un vilipendio della fede altrui.

La libertà di coscienza appartiene a tutti

Adesso la parola ritornerà alla Corte d’appello di Roma che dovrà nuovamente riesaminare il caso, tenendo in considerazione quanto indicato dalla Cassazione. Per la Uaar si tratta di una vittoria che va a beneficio non solo di atei e agnostici, ma anche dei credenti. “La libertà di coscienza appartiene a tutti – spiega Adele Orioli – E il riconoscimento di un diritto umano fondamentale rafforza i diritti di ognuno di noi, nessuno escluso”.