Nel 75° anniversario del 25 aprile 1945, l’Italia, come allora, è in guerra. Questa volta però il nemico è invisibile oltre che letale e la sua arma più spregevole non sono i missili sganciati in letali bombardamenti, ma la solitudine e il dolore del silenzio.
In questo giorno così importante per la storia della Repubblica italiana sono tante le immagini simbolo immortalanti i festeggiamenti e il ricordo, sui balconi aumentano i tricolore e si innalzano cori sulle note di Bella Ciao. Sui silenziosi cieli di Roma sfilano le frecce tricolore e, sempre a Roma, senza cerimoniali, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella pone una corona di fiori sulla tomba del milite ignoto, per ricordare i caduti di ieri e di oggi. Un’immagine, questa, destinata ad entrare nei libri di storia.
L’omaggio di Mattarella
Da solo, in rispettoso silenzio, in un Vittoriale deserto come tutta la Capitale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a rendere omaggio al Milite Ignoto per onorare una data simbolo, e in un certo qual modo fondativa dei valori della Repubblica italiana, i caduti di ieri e di oggi.
Il Presidente è sceso dalla sua auto con indosso la mascherina, tolta solo di fronte alla tomba, nessun picchetto d’onore, nessuna autorità politica, civile o militare, solo lui, nella sua figura istituzionale e i due corazzieri di guardia (anche loro con la mascherina) che hanno portato la corona di fiori al sacello del milite ignoto, tutto sulle note del Silenzio suonate da un trombettiere dei carabinieri. L’immagine è potente, ricca di significato storico e attuale, in un momento tanto delicato che in più occasioni ha richiamato quegli anni di guerra e lotta per la vita.
Le parole di Mattarella
“La liberazione è la nostra forza, tutti insieme oggi come allora possiamo farcela” scrive il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo lungo messaggio in occasione del 75° anniversario della festa della Liberazione. Ricordando gli anni della guerra, Mattarella cita la forza del Paese nel rifiutare “L’idea di potenza, di superiorità di razza, di sopraffazione di un popolo contro l’altro” che segna gli anni tra il ’38 e il ’43 che “Lascia il posto a quella di cooperazione nella libertà e nella pace”.

“Oggi celebriamo il settantacinquesimo anniversario della Liberazione, data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione” continua Mattarella, poi il riferimento alla pandemia e ai caduti per mano del virus: “Ai familiari di ciascuna delle vittime vanno i sentimenti di partecipazione al lutto da parte della nostra comunità nazionale, così come va espressa riconoscenza a tutti coloro che si trovano in prima linea per combattere il virus e a quanti permettono il funzionamento di filiere produttive e di servizi essenziali”.
“Manifestano uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese”. Un richiamo dunque a quella tenacia e a quella forza di spirito che contraddistinguono gli italiani, uno spirito che ora come ora è vitale per superare questa grave crisi che ha colpito il Paese.