Vai al contenuto

Scomparsa di Emanuele Nastasi, arrestato dopo cinque anni il presunto assassino

Pubblicato: 09/06/2020 13:25

Nel 2015 Emanuele Nastasi, 35 anni, è scomparso dalle campagne del Siracusano senza lasciare traccia. Ora, a distanza di cinque anni, i carabinieri di Noto hanno arrestato il presunto colpevole di quella sparizione. Si tratta di Raffaele Forestieri, 42 anni, che avrebbe ucciso Nastasi per un debito di droga di soli 80 euro. l’uomo, per ora, si sarebbe dichiarato non colpevole.

Un mistero durato cinque anni

Il mistero aveva avuto inizio la sera del 4 gennaio 2015, quando Emanuele Nastasi era uscito di casa per prelevare denaro al bancomat. La sua automobile era stata successivamente ritrovata in fiamme nelle campagne vicino a Pachino, ma gli inquirenti non avevano rinvenuto la minima traccia del corpo. Le indagini, proseguite poi nel corso degli anni con meticolose ricognizioni in vari siti, non avevano portato in realtà a nessuna prova concreta sulla fine del giovane.

L’arresto di Raffaele Forestieri

Come riporta la Repubblica, la svolta è arrivata grazie ai carabinieri di Noto, coadiuvati da quelli del Nucleo cinofili di Nicolosi, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Siracusa. A finire in manette è stato Raffaele Forestieri, detto Rabbiele, considerato un boss dei quartieri periferici di Pachino. Il movente che avrebbe spinto l’uomo al delitto sarebbe legato ad una compravendita di eroina, acquistata da Nastasi ad un prezzo concordato di 80 euro. La droga, secondo la vittima, sarebbe però stata di scarsa qualità e di quantità inferiore al previsto. Il litigio scaturito fra le parti avrebbe così condotto Forestieri ad una rappresaglia nei confronti di Nastasi, culminata con l’omicidio.

Indagini complesse in un clima di omertà

Al momento della perquisizione in casa di Forestieri le forze dell’ordine hanno sequestrato una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, 77 proiettili, 16 grammi di cocaina, 900 grammi di marijuana e 1.200 euro. Intervistato dal Tgr Sicilia, il portavoce dei carabinieri ha sottolineato le difficoltà delle indagini, dovute anche al clima di omertà che si era venuto a creare: “È stato riscontrato un certo timore reverenziale nei confronti di quello che si atteggiava a ras, signorotto del quartiere. Si è riusciti con tenacia e determinazione a scoprire un delitto che non poteva rimanere impunito”.