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Bambina di 8 anni picchiata a morte dai “padroni” per aver liberato 2 pappagalli

Pubblicato: 12/06/2020 16:38

Morire a soli 8 anni per le violente percosse, colpevole di aver donato la libertà a due pappagalli. È la cruda storia di Zohra Shah, bambina pakistana uccisa dai suoi datori di lavoro che l’hanno picchiata brutalmente per poi abbandonarla in fin di vita davanti a un ospedale. Il caso riporta l’attenzione sulla piaga del lavoro minorile, ancora ampiamente diffuso in Pakistan.

La domestica bambina

Zohra Shah lavorava da 4 mesi come domestica nella casa di una ricca famiglia a Rawalpindi, secondo quanto riporta Gulf News. Nell’età in cui la vita dovrebbe essere leggera e spensierata la bambina, nata in una povera famiglia nel Punjab, doveva già provvedere al suo sostentamento. Era stata assunta per badare al  figlio della coppia di appena un anno – una bambina a prendersi cura di un bambino – con la promessa di ricevere in cambio un’istruzione di base.

La “colpa” di Zohra

Il 31 maggio, Zohra Shah viene ricoverata nell’ospedale locale con gravi lesioni al viso, alle mani, sotto la gabbia toracica e alle gambe. Inutili i tentativi dei medici, la bambina muore poche ore dopo. Interrogati dalla polizia, i datori di lavoro confessano di aver picchiato e torturato fino alla morte la piccola domestica, in una estrema forma di punizione. Zohra aveva fatto fuggire due rari pappagalli, tanto preziosi per la coppia che ha costruito il suo benessere sulla compravendita di uccelli. Incaricata di pulire la loro gabbia, la bambina aveva liberato i due volatili, secondo alcune fonti per sbaglio, secondo altre per un consapevole gesto di sensibilità. Non sapremo mai l’intenzione con cui Zohra si sia macchiata di questa “colpa”, ma ne conosciamo le violente conseguenze.

Il lavoro minorile in Pakistan

La piazza del Web si è subito mobilitata per chiedere giustizia per Zohra: l’hashtag #JusticeForZohraShah è da giorni di tendenza su Twitter. Si richiede un’indagine e un processo trasparente alla coppia di omicidi, ora agli arresti, e una regolamentazione più stringente sul lavoro minorile. Secondo quanto riferito a Reuters da SPARC,  una ONG pakistana che si occupa di diritti dei bambini, ancora 12 milioni di minori lavorano nel paese. Il loro impiego è illegale nelle industrie, ma non nelle case private come parte dello staff domestico. Le leggi  pakistane sono molto ambigue anche nella definizione dell’età minima che un bambino deve avere per lavorare. “Oltre alla legge, c’è urgente bisogno di cambiare la nostra concezione della disciplina attraverso la punizione corporale, sia a casa che a scuola”, dichiara l’ONG.

Il governo reagisce

Dopo l’esplosione delle proteste sui social media, il governo ha assicurato che lavorerà per assicurare che sul caso sia fatta giustizia. Intanto il Ministro per i Diritti Umani del Pakistan propone di modificare la legge sul lavoro minorile, classificando il lavoro domestico come “pericoloso” e rendendo così illegale l’impiego di bambini nelle case private. Il governo ha già compiuto una piccola azione in sostegno alla famiglia di Zohra, coprendo i costi del trasporto della salma e dei funerali nel villaggio di cui era originaria. I suoi genitori non potevano permettersi la spesa di riportare a casa il corpo della figlia.