Vai al contenuto

La fine di Rafiki: ucciso il re dei gorilla dell’Uganda

Pubblicato: 18/06/2020 19:50

Quattro uomini sono stati arrestati in Uganda con l’accusa di aver ucciso Rafiki, uno dei più celebri gorilla di montagna della nazione. I responsabili dell’Uganda Wildlife Authority (UWA), l’agenzia governativa che si occupa di tutelare il patrimonio naturale ugandese, ritengono possa trattarsi di quattro bracconieri. L’uccisione minaccia di mettere a repentaglio un fragile equilibrio da cui dipende il futuro della specie.

Ucciso da quattro uomini andati a caccia nel parco

Rafiki era il leader di un gruppo di 17 gorilla, abituati fin dal 1997 ad avere contatti con l’uomo nel settore meridionale del Bwindi Impenetrable National Park. L’animale era scomparso i primi giorni di giugno, portando le autorità ad una difficile ricerca in tutta la zona. Come si apprende dal comunicato dell’UWA, le indagini hanno rivelato che Rafiki è stato ucciso con un oggetto appuntito, conficcato nell’addome fino a ledere gli organi vitali.

Ucciso per autodifesa?

Il primo uomo interrogato avrebbe ammesso di aver ucciso il gorilla per autodifesa: dopo essersi avventurato nel parco per cacciare altri animali, i gorilla lo avrebbero attaccato, costringendolo a ferire mortalmente Rafiki. Nella sua abitazione la polizia avrebbe rinvenuto una discreta quantità di carne di animali selvatici, varie trappole ed una lancia. Durante la confessione sarebbero successivamente venuti a galla anche i nomi di altri tre uomini, che lo avrebbero accompagnato durante la caccia.

La preoccupazione per il futuro della specie

L’episodio è considerato particolarmente grave non solo per la morte di questo singolo esemplare, ma anche perchè rappresenta le difficoltà incontrate nel lungo percorso di conservazione della specie. Nonostante i gorilla di montagna fossero nella lista rossa degli animali a forte rischio di estinzione, negli ultimi anni gli sforzi di nazioni, parchi e riserve naturali hanno portato ad una lenta ma significativa crescita dei numeri. Adesso le fonti parlano di circa 1000 esemplari presenti tra Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo.

A rischio un delicato equilibrio

Alla base di questo miglioramento anche la consapevolezza del ruolo del turismo, che consente ai parchi di mostrare i gorilla nel loro ambiente naturale; questo alimenta un circolo virtuoso tra tutela della fauna ed entrate economiche per la popolazione. È proprio questo, secondo l’Uganda Wildlife Authority, uno dei punti critici nell’uccisione di Rafiki, che potrebbe rappresentare un duro colpo: “La morte di Rafiki lascia instabile il gruppo di gorilla e c’è la possibilità che esso possa disintegrarsi – ha dichiarato alla BBC Bashir Hangi dell’UWA – Senza leadership un gorilla selvatico potrebbe prendere il comando”.

La paura è che, in questa evenienza, il gruppo potrebbe non essere più disponibile ad avere contatti con gli umani, andando a rompere un fragile meccanismo instaurato faticosamente nel corso degli anni.