Secondo un’indagine condotta dall’ISTAT sul tessuto imprenditoriale italiano l’impatto della crisi Covid sulle imprese
“è stato di intensità e rapidità straordinarie, determinando seri rischi per la sopravvivenza: il 38,8% delle imprese italiane (pari al 28,8% dell’occupazione, circa 3,6 milioni di addetti) ha denunciato l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell’anno”.
I mutamenti della struttura produttiva e gli effetti del ciclo economico si intrecciano con l’evoluzione dei comportamenti e delle decisioni strategiche delle imprese, anche in termini di finanziamento.
Il pericolo di chiudere è più altro tra le micro imprese (40,6%) e le piccole (33,5%) ma è “significativo” anche tra le medie (22,4%) e le grandi (18,8%).
ISTAT, imprese a rischio: alloggi e ristoranti più colpiti dalla crisi
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore il settore della ristorazione e quello alberghiero sarebbero maggiormente a rischio.
Oltre sei alberghi e ristoranti su dieci rischiano la chiusura entro un anno a seguito dell’emergenza Coronavirus mettendo in pericolo oltre 800 mila posti di lavoro.
Un’indagine dell’Istat indica che ci sono seri fattori economici e organizzativi che mettono a rischio la sopravvivenza delle imprese di alloggio e ristorazione (19,6 miliardi di euro di valore aggiunto).
A queste si aggiungono le aziende dello sport, cultura e intrattenimento (con 3,4 miliardi di euro di valore aggiunto e circa 700 mila addetti).
Utilizzando i cluster individuati dalle analisi sul Censimento permanente delle imprese 2019, prosegue l’Istat, si può valutare la presenza di eventuali effetti correlati al grado di dinamismo dell’impresa.
Il rischio di chiusura riguarda più di un terzo delle aziende con basso dinamismo, mentre la quota si riduce a circa un quinto per quelle più dinamiche.
A livello settoriale, la criticità delle imprese riflette la mappa associata ai provvedimenti di chiusura e colpisce in maniera più evidente i servizi ricettivi e alla persona.
Anche negli altri settori l’impatto della pandemia Covid è rilevante, interessando circa un terzo delle imprese della manifattura, delle costruzioni e del commercio.
ISTAT: gli effetti del lockdown sui settori manifatturieri italiani
Utilizzando una matrice input-output costruita attraverso l’integrazione tra le tavole simmetriche branca per branca di fonte Istat per l’Italia e quelle del World Input-Output Database (Wiod), è possibile valutare l’impatto sul sistema produttivo di uno shock di domanda finale (consumi delle famiglie, investimenti ed esportazioni).
Gli effetti diretti e indiretti della chiusura delle attività si manifestano in contrazioni significative del valore aggiunto di tutti gli altri principali comparti dell’economia italiana, ma le cadute sono più accentuate per alcune attività del terziario (-19,0 per cento per alloggio e ristorazione; -11,3 per cento servizi alla persona; -10,3 per cento commercio, trasporti e logistica) e nelle costruzioni (-11,9 per cento).
Concentrando l’attenzione sul comparto manifatturiero, l’effetto negativo sul valore aggiunto risulta più marcato nei settori della stampa (-10,4 per cento), del legno (-10,3 per cento), dei prodotti derivanti dalla raffinazione (-9,6 per cento) e dei minerali non metalliferi (-9,2 per cento).