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Neonato ucciso e abbandonato in una borsa: dopo 32 anni arrestata la madre

Pubblicato: 14/08/2020 13:01

Lesa Lopez, 52enne residente in California, è stata arrestata a 32 anni di distanza dalla nascita del figlio, con l’accusa di averlo ucciso e di averne occultato il cadavere subito dopo il parto. Ad incastrare la donna a più di tre decadi di distanza sarebbe stato il test del DNA, che avrebbe consentito agli investigatori di ricostruire l’intera vicenda.

Il neonato abbandonato in una borsa

La macabra scoperta risaliva all’ormai lontano maggio 1988, quando due bambini si erano imbattuti nel corpo senza vita di un neonato, abbandonato all’interno di una borsa. La successiva autopsia, secondo cui il piccolo sarebbe stato ancora vivo al momento della nascita, aveva spianato la strada all’ipotesi dell’omicidio. Nonostante ciò le indagini si erano risolte con un nulla di fatto: le ricerche negli ospedali e i messaggi pubblicati sugli organi di stampa, infatti, non avevano consentito agli investigatori né di rintracciare la madre della vittima, né di raccogliere informazioni utili alla sua identificazione.

Il caso riaperto nel 2005

Come si apprende dal comunicato stampa dello sceriffo della contea di Alameda, il caso era stato riaperto solo nel 2005. I passi avanti sul piano tecnologico avevano condotto al rinvenimento, sulla scena del crimine, di alcune tracce di DNA, attribuite ad una figura femminile. Grazie a questa scoperta gli investigatori si erano imbarcati in una lunga e perigliosa ricerca dei profili potenzialmente compatibili con il materiale genetico ritrovato. L’indagine, avvenuta con l’ausilio delle banche dati dell’FBI, è durata per anni ed ha portato, proprio lo scorso giugno, al nome di Lesa Lopez.

L’arresto della madre

Accusata ufficialmente di omicidio, la donna avrebbe confessato alla polizia il proprio crimine: la Lopez, che all’epoca dei fatti aveva 20 anni, avrebbe spiegato di aver nascosto la gravidanza alla famiglia, fornendo anche i dettagli di quanto accaduto. Per lo sceriffo si tratta di un risultato di grande rilevanza: “Nel corso degli ultimi 32 anni – si spiega nel comunicato – numerosi investigatori hanno preso in considerazione questa vicenda, cercando di risolvere il caso di un bambino che non ha mai avuto una voce e non ha mai avuto la possibilità di vivere una vita vera”.