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Renato Zero, il difficile esordio segnato dalle critiche: “Ci sono state tante offese”

Pubblicato: 26/09/2020 16:50

Il prossimo 30 settembre Renato Zero raggiunge l’importantissimo traguardo dei 70 anni di vita. Per l’occasione il cantautore ha realizzato un triplo album di inediti in uscita nei prossimi mesi, celebrando così 70 anni di musica e grandi successi in Italia e non solo. A Verissimo, ospite di Silvia Toffanin, l’artista si racconta a tutto tondo, dal difficile esordio al successo nazionale e non solo.

70 anni di successi: il racconto a Verissimo

Alla soglia dei 70 anni, che celebrerà il prossimo 30 settembre, Renato Zero è un vulcano di idee, pensieri e fortissime emozioni. Il cantautore, icona della musica italiana, ha in mente qualcosa di speciale per festeggiare l’importantissimo traguardo. Nei prossimi mesi, infatti, uscirà Zerosettanta, un’opera mastodontica composta da tre album di inediti che raccontano questi favolosi 70 anni, vissuti all’insegna della musica. L’artista è ospite nella puntata odierna di Verissimo e, nel salotto di Silvia Toffanin, racconta tutte le sue sensazioni del momento.

Il supporto del pubblico e le preziose amicizie

Renato Zero ha fatto della musica la sua compagna di vita, così come tutti i suoi sostenitori: “La fedeltà del pubblico è una consolazione. Io vivo di questo anche perché, aldilà che sono single, ho questa famiglia allargata e quindi me ne servo con rispetto tutte le mattine. Appena esco di casa ho questa bella contaminazione umana, che ti fa sentire partecipe“. L’artista propone poi un bilancio della sua vita: “Il compleanno non è che mi rattrista, però per me è tutti i gironi, tutte le volte che apro gli occhi. Festeggio con una buona colazione, una passeggiata, una visita ad amici che non vedo da tanto tempo. Il bilancio non deve essere tardivo perché, come in altre realtà, se si rimanda le cose accumulano. Penso che sia giusto i bilanci farli prima di addormentarsi. Tutte le sere rifletto, penso a persone che non vedo, mi rammento di contattare qualcuno. Siccome non tutti i miei amici non hanno avuto la consolazione di un pentagramma, hanno bisogno di essere sostenute e di trovare nell’amico quella spinta che il farmaco da solo non riesce a garantirti“.

Il supporto del fratello: “Il mio migliore amico

L’artista ritorna indietro nel tempo ricordano la sua preziosissima famiglia: “Una grande famiglia dalle origini molto umili. Mio padre era figlio di un contadino e aveva 10 fratelli, lui era il piccolino“. Un’infanzia certamente felice, anche se segnata da una brutta malattia della figura materna: “Un giorno prima delle vacanze a mia madre diagnosticarono un fibroma che allora era un evento tosto da superare. Passammo un’estate critica. Quando tornammo da queste vacanze, c’era un mercato in cui vidi mamma, la chiamo, lei si gira e aveva mio fratello. Io sono impazzito“. Un fratello che rappresenta per Renato Zero un punto di riferimento, un vero e proprio pilastro: “Mio fratello doveva appoggiarmi e lui è stato una fatina rassicurante e con una carica di affetto nei miei confronti vincente. Lui è sempre il mio migliore amico“.

Sul palco, al fianco di Jimi Hendrix

Renato Zero, prima di esordire nel mondo dello spettacolo, ha ricevuto un prezioso dono, come racconta: “Mi regalarono una macchina da cucire, mi cucivo le mie vestizioni da me stesso, non avevo appoggi, né sarte o ancelle che mi sollevassero da questo impegno. Era anche bello crearsi un abito, l’anima è l’anima e contamina. Perché se riesci a contaminare gli altri, trasmetti anche l’amore. Io per esempio con i miei musicisti ho un rapporto così bello“. Una delle tappe fondamentali della sua carriera è l’apertura del concerto di un grandissimo musicista: “Aprii al Brancaccio lo spettacolo di Jimi Hendrix, passò a un metro da me ed era un personaggio meraviglioso, una figura molto carismatica“.

Ci sono stati tanti no, porte in faccia, offese

Ripercorrendo i suoi esordi, il cantautore ricorda quanto sia stato difficile affermarsi attraverso la sua esuberanza ed estrosità artistica: “Io dovevo portare a casa il risultato: questa era la ragione primaria del mio vivere. Non potevo non rincorrere almeno una affermazione. Mi dicevano ‘Sei uno zero’ perché si vede che io avevo di fronte a me questa necessità degli altri di vedermi o sprofondare in un anonimato definitivo o di essere talmente lontano dalle loro prospettive da non sentire più parlare di me. Invece io piano piano li ho fregati tutti. Il lavoro è stato duro, ci sono stati tanti no, tante porte in faccia e tante offese. Ma dietro alle mie spalle c’è tanto amore“.