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Su chi hanno puntato i trader durante la pandemia?

Pubblicato: 07/10/2020 16:46

Dopo aver affrontato il tema dei mercati che salgono nonostante la pandemia da coronavirus, è giunto il momento di vedere chi ha fatto sì che le azioni spingessero le borse in rialzo negli ultimi mesi di emergenza sanitaria, ovvero quei titoli che hanno performato positivamente in condizioni macroeconomiche difficili.

Nel corso della pandemia, si è venuta a creare una nuova forma di ripresa economica – non la solita a V, a U e via discorrendo –, ovvero quella a forma di K. Come ha spiegato il Financial Times, la ripresa a K prevede che i ricchi diventino ancora più ricchi e i poveri si impoveriscano sempre di più.

“Per molte delle grandi aziende globali, per i ricchi e per chi lavora da casa c’è stato una ripresa della fiducia repentina, come nel bungee jumping. Per le piccole attività, per la classe lavoratrice e per chi è impiegato nelle mansioni essenziali, la situazione si è deteriorata ulteriormente”, ha spiegato il giornale finanziario britannico. Come spiegato qui, i mercati sono risultati completamente distaccati dall’economia reale, salendo in un momento critico come quello vissuto da tutto il Mondo a cavallo tra i mesi di marzo e maggio.

Aumenta la capitalizzazione delle tre più ricche

La capitalizzazione delle tre società più redditizie dei mercati – Saudi Aramco, Bershire Hathaway e Apple – è aumentata di 832 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno, raggiungendo quota 4,5 trilioni di dollari (cioè 4.500 miliardi) a metà settembre. La prima è la più grande compagnia petrolifera al Mondo, di proprietà del governo saudita, e ha registrato l’IPO “più ricca” di sempre. La seconda è la società fondata da Warren Buffett, l’Oracolo di Omaha, forse il miglior investitore della storia. La terza, forse, non necessita di presentazione.

Saudi cresce nonostante il mondo chiuso in casa

Come ricorda Jastra Ilic di StockApps, la multinazionale di petrolio e gas naturale con sede a Dhahran si è classificata come la società più redditizia a livello globale, con un utile netto di 88,21 miliardi nel 2019. Nella seconda settimana di dicembre, la società ha completato la tanto attesa IPO e ha raggiunto una valutazione di 2 trilioni nel suo secondo giorno di negoziazione, quasi un trilione in più rispetto alle società pubbliche più grandi del Mondo, ovvero Microsoft e Apple.

Il 31 dicembre scorso, la capitalizzazione di mercato di Saudi Aramco ammontava a 1,8 trilioni di dollari, come rivelano i dati di Yahoo Finance. Dopo aver perso più di 270 miliardi di capitalizzazione di mercato a marzo, il valore complessivo delle azioni della società è risalito a oltre 1,8 trilioni di dollari a giugno. Le statistiche mostrano che la capitalizzazione di mercato della società più redditizia al Mondo ha continuato a crescere negli ultimi tre mesi e ha raggiunto 2,09 trilioni di dollari a settembre, registrando un aumento di 214 miliardi da dicembre dello scorso anno.

Berkshire perde valore ma “tiene botta”

La società di investimenti di Buffett e Munger, l’anno scorso, ha registrato un utile netto di 81,42 miliardi di dollari. Tuttavia, la sua capitalizzazione di mercato è diminuita significativamente durante i primi nove mesi del 2020.
Nel dicembre del 2019, Berkshire Hathaway aveva 551,9 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, con il prezzo delle azioni di circa 345.000 ciascuna. Entro la fine del primo trimestre dell’anno, questo valore è crollato a 240.000 dollari, quasi il 45% in meno in tre mesi, con la capitalizzazione di mercato che è scesa a 442,7 miliardi.

I grafici indicano che il prezzo delle azioni della seconda società più redditizia al Mondo si è notevolmente ripreso negli ultimi sei mesi raggiungendo 520,6 miliardi di dollari a settembre. Tuttavia, questo valore rappresenta un calo di 31,3 miliardi di dollari rispetto ai dati di dicembre. Berkshire ha perso valore durante la pandemia ma resta comunque una delle più “forti” sul mercato.

Apple sulle montagne russe

La società della mela morsicata ha registrato un utile netto di 55,2 miliardi di dollari nel 2019. I dati di Yahoo Finance hanno anche rivelato che il gigante tecnologico ha assistito a un’impressionante crescita della capitalizzazione di mercato negli ultimi nove mesi.
A dicembre 2019, la capitalizzazione di mercato di Apple era di quasi 1,3 trilioni di dollari. Dopo essere scesa a 1,1 trilioni a marzo, la capitalizzazione di mercato è aumentata del 40% nel secondo trimestre e ha raggiunto quota 1,5 trilioni alla fine di giugno. I dati indicano che la tendenza all’aumento è continuata negli ultimi tre mesi, con la capitalizzazione di mercato del gigante tecnologico che ha raggiunto più di 1,9 trilioni di dollari a settembre, registrando un aumento del 50% dall’inizio dell’anno.

Mac e Iphone Apple
Mac e Iphone Apple (Fonte: Pixabay)

Fuori dalla top 3

Tra i titoli che hanno performato meglio durante la pandemia, figura certamente Amazon. Difficile mettere la compagnia di Jeff Bezos fuori dalla top 3, “giocandosela” per pochi milioni con Apple. Ma questo poco importa, ai fini del nostro obiettivo. Al 2 marzo, il titolo di Amazon era in calo a 1954 dollari circa, con il mercato che aveva bocciato un gran numero di azioni per via dell’incertezza causata dalla pandemia da Covid-19. La big dell’e-commerce si è ripresa subito, grazie all’aumento delle sottoscrizioni di Prime e delle vendite online – in alcuni casi, anche con pacchetti mirati per le categorie più bisognose, come anziani e persone sole in casa –, e le azioni sono arrivate oltre 3.140 dollari ciascuna, per una capitalizzazione di mercato di 1,58 trilioni.

A performare bene, però, sono stati anche i titoli delle società legati al settore farmaceutico e, in particolare, quelli delle aziende che stanno provando a trovare un vaccino per debellare il coronavirus. Tra le migliori nel settore c’è Moderna, che ha iniziato l’anno a 19,32 dollari per azione e, negli ultimi giorni, il valore azionario ha superato quota 70 dollari. Anche AstraZeneca, che sta lavorando alla ricerca di un vaccino con l’Università di Oxford, ha iniziato il 2020 a 76 sterline circa per azione e, oggi, è oltre quota 84 pound. Quasi invariate, invece, Pfizer, che ha perso 3 dollari da inizio anno, quando partì con 39 USD per azione, e Johnson & Johnson, che ha visto il valore di un’azione salire solo di 2 dollari, a poco meno di 148 per azione.

Perché, in un momento storico così delicato, gli investitori hanno preferito puntare sulle azioni e non sui ben più sicuri asset rifugio?

Secondo quanto riferisce a Momento Finanza il trader indipendente Primiano D’Addetta, “lo shock generato dalla pandemia ha compresso domanda e offerta aggregata, richiedendo l’attività sincronizzata di politiche fiscali e monetarie per attenuarne gli effetti recessivi. Ciò ha richiesto l’incremento di deficit nazionali e sovranazionali, accompagnati da una maggiore iniezione di massa monetaria ad opera delle Banche Centrali che, inevitabilmente, ha represso i rendimenti nel comparto sovereign dell’obbligazionario. Inoltre, dati i preesistenti livelli di debito, l’inserimento di titoli obbligazionari corporate e basso merito creditizio negli strumenti eleggibili ha contribuito al parziale tramonto del comparto a favore dell’equity, determinate commodities e valute forti”.

Primiano D’Addetta
Primiano D’Addetta

“Infatti – prosegue D’Addetta -, dati i bassi rendimenti dei bond come asset class, gli investitori si sono riversati in massa sull’azionario, il cui rally è stato accompagnato dalle politiche monetarie e fiscali accomodanti. Di conseguenza, sono state premiate le società i cui cashflow sono risultati più resilienti durante fasi di stress del mercato, e dunque tech stocks. L’incertezza è tuttavia ancora presente, e ciò è evidente se si guarda ai recenti spikes del VIX e al rally dell’oro. La ripresa nel breve termine potrebbe essere concreta, ma i fondamentali economici meritano sicuramente un occhio di riguardo, poiché l’azione degli attori istituzionali non potrà protrarsi indefinitamente e la disciplina di mercato avrà prima o poi la meglio”.

Cosa aspettarsi dal futuro?

In esclusiva per Momento Finanza, Bepi Pezzulli, avvocato d’affari, manager e saggista italo-britannico, nonché investment manager ed esperto di capital markets, ha spiegato che i movimenti azionari visti durante la crisi sanitaria sono da considerarsi normali. O, meglio, legati a quella che definisce “una nuova normalità”: “La risposta dei mercati è stata razionale. La pandemia da coronavirus ha cambiato la quotidianità, e alcune tendenze comportamentali sono emerse per rimanere, il capitale si è riallocato sulla “nuova normalità”. I vincitori sono state le aziende tecnologiche, i leader del cloud computing come Microsoft e Amazon in particolare. Anche i titoli con caratteristiche difensive – una caratteristica che i giganti della tecnologia a loro volta possiedono – hanno fatto bene prima che l’ambiente recessivo prendesse piede. Un Mondo a tasso zero, con una crescita moderata e un’inflazione contenuta, è chiaramente di supporto per i titoli tecnologici con caratteristiche difensive”.

Bepi Pezzulli
Bepi Pezzulli

Alla domanda su quali possano essere i nuovi top performer nell’immediato futuro, il direttore del think tank Italia Atlantica ci rivela: “Nell’attuale era dei tassi bassi, è improbabile che il reddito fisso offra l’ampiezza di protezione di cui disponeva in precedenza e parti di esso potrebbero essere esposte a default nei settori più colpiti dalla pandemia. Gli investitori devono pensare più creativamente e considerare nuovi modi per introdurre nel portafoglio esposizione difensiva. Nessun asset è assolutamente difensivo per tutto il tempo, e agli investitori serve molto più della coppia di asset difensivi tradizionali che avrebbero avuto in passato, per ottenere il tipo di correlazione negativa di cui hanno bisogno”.

Ma le società hanno imparato la lezione della prima ondata? O si faranno trovare impreparate nel caso di un secondo caos pandemico? “In caso di secondo lockdown, il ruolo della liquidità governerà il rendimento degli asset finanziari. Quindi, occorre investire su titoli con profili di rischio asimmetrici con play long/short su classi di attivi che non sono a loro volta a basso rischio o difensive. Ad esempio, un investitore potrebbe andare long su un settore azionario difensivo e short un settore ciclico; oppure long un titolo di Stato meno rischioso e short un titolo di Stato più vulnerabile, magari in un mercato emergente. Vedo, insomma, spazio per pair trades”.

A titolo informativo: il pair trading – o trading di coppia, se lo si vuole italianizzare – è una strategia di trading neutrale rispetto al mercato che consente ai trader di trarre profitto praticamente da qualsiasi condizione di mercato: tendenza al rialzo, tendenza al ribasso o movimento laterale.

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2020 18:12