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Luca Tommassini e il rapporto col padre: “Era il primo a chiamarmi ‘frocetto'”

Pubblicato: 26/11/2020 15:59

Luca Tommassini, il ballerino, coreografo e regista di fama internazionale, che ha collaborato con icone come Madonna e Michael Jackson, ha ricordato momenti molto duri della sua vita, soprattutto la violenza subita dal padre.

Luca Tommassini e la violenza del padre

Luca Tommassini, durante una puntata del podcast di One More Time di Luca Casadei, è intervenuto per raccontare il suo dramma familiare: “Mio padre mi diceva di stare zitto. Spaccava oggetti e alzava le mani. Su di me e su mia madre. Si vergognava di me, della mia S moscia. Era il primo a chiamarmi “frocetto’”. Il coreografo ha raccontato anche di come il padre, prima meccanico e poi campione di Formula 3, iniziò a sperperare il denaro in auto e donne, passando sempre meno tempo in famiglia e in quel poco tempo “usava molto le mani: mandò diverse volte mia madre in ospedale. Una volta mi tirò in faccia un posacenere di cristallo, di quelli quadrati, anni Settanta. Non parlai per settimane. Di nascosto da lui, mi portarono da uno psicologo per superare il mutismo“.

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La svolta per Luca Tommassini

Completamente differente il rapporto con sua madre che lo aiutò e lo sostenne sempre e fu grazie a lei che iniziò l’amore per la danza. “A 100 metri da casa mia Enzo Paolo Turchi aprì una scuola di ballo. Mia madre mi domando:Ci vuoi andare?”. E io volevo. Mi iscrisse, mi pagò le lezioni coi soldi che risparmiava di nascosto da mio padre“. Però il segreto venne scoperto dal padre: “… Lui urlò, prese una bottiglia d’acqua di vetro, la spaccò contro il muro e andò verso mamma. Mi misi in mezzo e per la prima volta gli gridai: ‘Vattene!’. Finché non se ne andò. Tirai fuori la forza che non avevo, mi inventai il coraggio: a volte serve farlo“.

Luca Tommassini parla dell’aggressione in casa

Il coreografo ha anche raccontato, all’Ansa, dei terribili momenti vissuti alla fine di ottobre di quest’anno, dopo aver sorpreso i ladri sulla porta di casa a Trastevere. Luca Tommassini nonostante abbia tentato di fuggire una volta sorpreso i rapinatori, questi lo hanno rincorso per le scale trattenendolo e minacciandolo con una pistola per circa un’ora. “Avevano un borsone accette, picconi, e non so che altro, mi spingevano, strattonavano“, ha raccontato. “Li ho supplicato di non uccidetemi, mi hanno puntato la pistola alla gola. Poi sono arrivate per fortuna le volanti, ma sono stato un’ora in balia di di questi folli“, aveva raccontato ancora ad Ansa.