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Madre soffoca e uccide il figlio disabile di 10 anni con una spugna

Pubblicato: 27/01/2021 19:51

Tragedia in Gran Bretagna dove secondo quanto riportato dalle fonti locali una madre, Olga Freeman, avrebbe ammesso di aver ucciso, soffocandolo, il piccolo figlio Dylan, di appena 10 anni. Il corpo senza vita del piccolo bimbo, affetto dalla sindrome di Cohen, era stato ritrovato il 16 agosto dello scorso anno nella casa dei genitori, ad ovest di Londra.

Il movente sarebbe da ricollegarsi alla fragilità emotiva della donna alla quale, dopo alcune perizie, potrebbe essere riconosciuta l’infermità mentale, conseguenza di una sindrome psicotico-depressiva.

Uccide il figlio disabile di 10 anni

Il piccolo Dylan era affetto della Sindrome di Cohen, una rara forma di autismo e ritardo dello sviluppo neurologico che causa disabilità, obesità del tronco e una serie difficoltà comunicative. Prima dell’emergenza sanitaria, il piccolo per 5 giorni a settimana veniva quotidianamente seguito all’interno di una struttura specializzata, un’eventualità venuta mento con il lockdown che lo ha costretto a casa con la madre.

La confessione: soffocato con una spugna

Una gestione molto difficile, durata mesi, e che avrebbe compromesso la stabilità mentale della donna arrivata al culmine di un vero e proprio crollo nervoso che sarebbe stato, secondo le indagini preliminari, uno dei moventi dietro all’uccisione del figlio. Proprio la Freeman, durante il processo a suo carico, avrebbe raccontato nei dettagli la dinamica dell’omicidio del figlio. Un resoconto agghiacciante di un omicidio che avrebbe avuto inizio con la sedazione: dopo avergli somministrato della melatonina per “intontirlo”, la donna l’avrebbe successivamente disteso sul suo letto, tra i pupazzi, per poi iniziare a soffocarlo dapprima col reggiseno. Non riuscendo al principio a togliergli la vita, la donna avrebbe tentato poi di soffocarlo con le mani e in ultimo con una spugna che sarebbe poi stata fatale al piccolo.

L’attenuante dell’infermità mentale

Ricoverata attualmente all’interno di una struttura psichiatrica, alla donna potrebbe essere riconosciuta una sindrome psicotica causata dagli eventi circostanti che potrebbe valerle ora l’attenuante, in via processuale, dell’infermità mentale. Sembra sarebbe stata infatti la sua fragilità emotiva e nervosa a spingerla ad uccidere il figlio: a riprova di ciò alcune perizie psichiatriche in mano al giudice e agli inquirenti attivi sul caso.