Una lettera anonima e il reperto trafugato 50 anni fa racchiusi in un pacco per il direttore del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna. “A volte ritornano. Per posta, quasi settimanalmente” è il commento rassegnato del direttore sui social. Non sarebbe infatti la prima volta che accade un simile gesto.
Reperto torna a Pompei, la lettera: “Me ne vergogno”
“50 anni fa ho asportato da un edificio di Pompei questo frammento. Me ne vergogno e lo restituisco al proprietario. Scusate!” queste le parole dell’ignoto ladro che esprimono imbarazzo e pentimento. Come sostiene l’Ansa, si tratterebbe di un frammento di antesissa che raffigura il volto di una donna in terracotta e che, generalmente, si può trovare in una parte sporgente decorativa dei tetti delle domus antiche. È quindi un reperto che detiene un notevole valore sia per la sua unicità che per la sua arcaicità: risalirebbe al 79 d.C.

Pompei: il commento del direttore
Le parole risuonano come una ramanzina per tutti coloro che hanno compiuto lo stesso gesto in passato ma sembrano fiduciose. Infatti, non appare per niente stupito di questa volontà dei turisti, in preda ai sensi di colpa, di riportare indietro i reperti trafugati negli anni scorsi. Solo recentemente un’altra persona ha rispedito con le stesse modalità le pietre rubate che aveva deciso di tenere come souvenir due anni fa. Erano con molta probabilità le pietre della parte perimetrale di una casa romana degli Scavi di Pompei. Stavolta il pacco è giunto prima al municipio di Pompei che con buona osservanza le ha subito riportate al Parco Archeologico.
“Due anni fa a Pompei presi arbitrariamente questa pietra da terra… è terra vostra, non mia ed è giusto che ritorni dove è stata “rubata”. Chiedo umilmente scusa” sono le parole dell’anonimo che dichiara il suo rammarico. Anche il sindaco di Pompei ha commentato la faccenda, invitando tutti coloro che avessero trafugato in passato dei referti di prendere esempio e restituire tutto quanto.
Altri reperti rubati: la coppia “scaramantica”
La malsana “rapina” era stata compiuta in passato anche da una coppia di turisti canadesi che, stavolta, hanno puntato ad un bottino più ricco: due tessere di mosaico, un frammento di ceramica e due pezzi di anfora trafugati nel 2005. Ad ottobre scorso hanno reso tutto quanto al sito archeologico. La motivazione però sarebbe stata dettata più dalla scaramanzia. Infatti, la coppia credeva di essere stata maledetta e ha raccontato in una lettera che da quando erano entrati in possesso degli oggetti si erano abbattute su di loro delle terribili sciagure.