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Bari, agente penitenziario si spara: dietro il suicidio ci sarebbe bullismo da parte dei colleghi

Pubblicato: 18/02/2021 18:38

Un agente della polizia penitenziaria attivo al carcere di Turi è stato trovato morto nella sua auto. La morte è arrivata per mano sua: l’agente si è suicidato e, secondo quanto emerge dalle prime dichiarazioni, dietro la sua drastica scelta ci sarebbero prese in giro da parte di alcuni colleghi. A lanciare l ‘allarme è anche il sindacato di riferimento, che sottolinea i numeri allarmanti di questo tipo di fenomeni all’interno della polizia penitenziaria.

Suicida un agente della polizia penitenziaria

Il drammatico avvenimento è accaduto tra la notte di mercoledì 17 e giovedì 18 febbraio. L’auto dell’assistente capo della polizia penitenziaria del carcere di Turi, il 56enne U.P (queste le iniziali riportate da Repubblica) è stata trovata vicino al cimitero e alla sua abitazione di Bitritto. Una volante dei Carabinieri di passaggio avrebbe notato il veicolo dell’agente e, quindi, scoperto il corpo esanime. Vicino al corpo sarebbe stato trovato un biglietto con cui, presumibilmente, l’agente annuncia il suo suicidio.

Il poliziotto, riportano le fonti, si è sparato utilizzando la sua arma d’ordinanza, che gli è stata consegnata dall’armeria del penitenziario in cui lavorava, nonostante lo stesso agente avesse preso alcuni giorni di aspettativa.

Sospetto bullismo dietro al suicidio dell’agente

La vicenda dell’agente suicida nel barese è circondato dal tremendo sospetto che, dietro al suo gesto, possa esserci un profondo malessere provocato da altre persone. Nello specifico, riporta Repubblica, avrebbe riferito ad alcuni amici di essere vittima di bullismo da parte di alcuni colleghi. Questi, lo avrebbero preso in giro perché l’agente non era sposato, conviveva coi genitori (entrambi malati) e per l’aspetto fisico.

Ce l’hanno con me, pensano che sono malato, mi dicono che sono gay” è la frase riportata dal quotidiano, che getta una pesante ombra sul suicidio dell’agente. Lo scorso anno, un vigile nel bresciano si era suicidato dopo essere finito al centro di una polemica sui social.

Il cordoglio del Sappe: “Contrastare disagio lavorativo

Sulla vicenda, riportano le fonti, si è espresso il sindacato della Polizia Penitenziaria, il Sappe. Il segretario generale Donato Capece, ha sottolineato i dati preoccupanti su questo tema: “Si tratta del secondo suicidio nella polizia penitenziaria da inizio 2021. Nel 2020 sono stati sei i poliziotti che si sono tolti la vita, nel 2019 erano stati 11“. Dati che impongono una riflessione e “soluzioni concrete per contrastare il disagio lavorativo“.

Nello specifico del caso dell’agente di Turi, Capece ha inoltre detto: “Siamo sconvolti. L’uomo era benvoluto da tutti, allegro e simpatico. Non era sposato ed assisteva i genitori, entrambi con grave handicap. Nessuno mai ha percepito un suo disagio“. E ancora: “Sembra non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al corpo di Polizia penitenziaria“.

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2021 12:09