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Fondatore di Cepu, Francesco Polidori, arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta: sequestrati beni per 28 milioni di euro

Pubblicato: 09/03/2021 09:30

L’operazione “Tutoring” dei finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, avrebbe portato all’arresto di Francesco Polidori, fondatore di Cepu (centro per la preparazione universitaria) nell’ambito di una inchiesta che punta a far luce su uno spettro di ipotesi di reato tra cui quella di bancarotta fraudolenta. Una seconda misura cautelare sarebbe scattata a carico di un collaboratore. La Guardia di finanza avrebbe sequestrato beni per circa 28 milioni di euro.

Operazione “Tutoring”: arrestato il fondatore di Cepu

Nelle scorse ore, i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno eseguito un’ordinanza – emessa dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta dell’Autorità giudiziaria – in materia di “misure cautelari personali e decreto di sequestro preventivo” a carico di un noto imprenditore del settore dell’istruzione e formazione universitaria e di uno stretto collaboratore.

Il primo, riporta Ansa, è Francesco Polidori, fondatore del Cepu che, secondo quanto emerso finora, risulterebbe indagato nell’ambito dell’inchiesta denominata “Tutoring”. Indagine che vedrebbe coinvolti, si legge nella nota della Gdf, “6 soggetti responsabili, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta, auto-riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte

Polidori sarebbe finito agli arresti domiciliari, mentre la seconda persona indicata sarebbe stata raggiunta da misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività di impresa per un anno.

Le indagini sul fallimento di 2 società

Nell’ambito dell’indagine, sarebbe scattato il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 28 milioni di euro, provvedimento che interesserebbe le quote di un’importante società – tuttora attiva nel settore dell’istruzione, rende noto il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria -, disponibilità finanziarie e immobili tra cui figurerebbe lo stabile in cui ha sede un’università telematica.

L’attività investigativa riguarda i fallimenti di 2 importanti società che, secondo quanto evidenziato dalle Fiamme Gialle, si sarebbero determinate quali “vere e proprie bare fiscali che sono state portate a decozione con un passivo complessivo di oltre 180 milioni di euro“. Attraverso queste, secondo le ipotesi d’accusa, negli anni l’imprenditore avrebbe “distratto asset e sfruttato importanti marchi del comparto dei servizi di istruzione e formazione, eludendo il versamento di ingenti imposte dovute all’Erario“.

Gli inquirenti avrebbero rilevato che gli indagati, tramite un sistema di società qualificabili come “scatole cinesi”, avrebbero messo in atto complesse operazioni societarie, commerciali e finanziarie tra cui “la creazione di una società fiduciaria in Lussemburgo, intestata a terzi ma, di fatto, riconducibile agli indagati, mediante la quale è stata dissimulata la reale proprietà dei beni immobili e marchi, sottratti alle imprese fallite e fatti confluire in un’ulteriore società creata ad hoc, oggi sottoposta a sequestro“.

Tra le attività emerse in sede di indagine, anche ladistrazione di ingenti risorse finanziarie destinate a società controllate e collegate attraverso l’appostazione di partecipazioni (poi svalutate) e la concessione di plurimi finanziamenti e prestiti allo stesso dominus, a suoi familiari ed a persone a lui vicine, nella realtà mai restituiti“. Nell’inchiesta, aggiunge Ansa, sarebbe venuta a galla un’evasione fiscale che si attesterebbe intorno ai 140 milioni di euro.