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Bambino di 7 anni con il cuore artificiale riceve il trapianto dopo 525 giorni: l’intervento al Regina Margherita di Torino

Pubblicato: 17/03/2021 18:07

Storia a lieto fine all’ospedale Regina Margherita di Torino: dopo 525 giorni attaccato a un cuore artificiale, un bambino di 7 anni ha avuto il trapianto di cuore grazie a una donazione.

Ora sta bene e l’hanno già dimesso.

Una storia a lieto fine al Regina Margherita di Torino

Svegliarsi dopo 525 giorni senza più il ventricolo artificiale adagiato sull’addome e attaccato alla consolle di comando, la possibilità finalmente di uscire dall’ospedale e iniziare una nuova vita. Il piccolo ha aspettato un cuore nuovo circa un anno e mezzo, dall’8 agosto 2019 al 26 gennaio 2021, all’ospedale Regina Margherita di Torino.

Un vero e proprio record a lieto fine, il tempo di impianto più lungo tra i piccoli della Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale infantile torinese. La sua è una storia di speranza e di seconde vite.

I problemi di salute e l’arrivo in Italia

Nato in Marocco, nel 2019 il bambino inizia ad accusare sintomi di insufficienza cardiaca. Con la madre raggiunge il padre in Liguria, dove lui lavora dal 2006. “Quando l’ho portato qui, perché stava male e in Marocco mi avevano detto che non c’era nulla da fare, siamo andati subito in ospedale”, racconta il padre del piccolo al Corriere di Torino. La prima destinazione è l’Ospedale Pediatrico Istituto Giannina Gaslini di Genova. Lì i medici si rendono conto subito della gravità della situazione: il bambino ha una cardiomiopatia dilatativa, una malattia che nel tempo impedisce al cuore di funzionare e che si può curare soltanto con un trapianto.

L’arresto cardiaco e la rianimazione

Il Gaslini non effettua questo intervento così il piccolo viene trasferito in elicottero all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Appena arrivato in terapia intensiva cardiochirurgica (diretta dal dottor Sergio Michele Grassitelli), è colpito da un arresto cardiaco. Viene rianimato e sottoposto a ECMO (una tecnica di circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione per trattare pazienti con insufficienza cardiaca), e pochi giorni dopo gli viene impiantato un cuore artificiale Berlin Heart, che lo tiene in vita e gli consente di riprendersi.

Un’attesa carica di speranza

Inizia l’attesa per un cuore nuovo mentre per tutta la famiglia comincia una nuova vita a Torino, grazie anche all’associazione Amici bambini cardiopatici, che offre loro un appartamento vicino all’ospedale. “Il dottor Carlo Pace Napoleone, il cardiochirurgo che ha seguito mio figlio, mi ha detto che l’attesa poteva essere lunga, anche di due anni, ma noi non ci siamo persi d’animo”, confida ancora il padre.

Intanto i giorni passano, il piccolo cresce, impara l’italiano e inizia ad appezzare la cucina italiana sotto lo sguardo attento e premuroso dei medici e dei genitori che nel frattempo gli regalano anche un fratellino. Tutto questo per 525 lunghi giorni, tutti in ospedale, e alcuni trascorsi nei locali dell’Isola di Margherita (lo spazio per le lungo degenze dei pazienti dell’Oncoematologia diretto dalla professoressa Franca Fagioli).

Infine, il trapianto

Poi, finalmente, arriva una donazione. Il padre del piccolo ricorda con grande gratitudine il donatore e la sua famiglia: “pensiamo anche alla famiglia del donatore che ha compiuto un grande gesto di solidarietà e permesso a un altro bambino di continuare a vivere”.

Il bambino viene sottoposto con successo al trapianto di cuore dall’équipe dei cardiochirurghi pediatrici diretta dal dottor Carlo Pace Napoleone. Il recupero è veloce: dopo qualche giorno di degenza tra i cardiologi pediatrici e gli infermieri della dottoressa Gabriella Agnoletti, e seguito con attenzione dal cardiochirurgo responsabile del programma trapianti Enrico Aidala, il bambino sta bene e nei giorni scorsi è stato dimesso.

Una nuova vita per il piccolo

Ora la famiglia del piccolo è diretta a Genova, e il bambino può tornare alla vita normale nella sua nuova casa, l’Italia. E se suo padre non si tira indietro a raccontare e a inviare le fotografie del suo bimbo è per dare speranza ad altri genitori. “Voglio che tutti sappiano che c’è una possibilità. In Marocco mi avevano detto di riportare mio figlio a casa e aspettare che morisse. Ora invece è rinato”.

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2021 18:03