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Dante Alighieri: la vita e le opere del sommo Poeta, padre della lingua italiana

Pubblicato: 25/03/2021 00:28

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…” inizia così il lungo viaggio di Dante descritto nella Divina Commedia. Un viaggio che, secondo gli studiosi, non è iniziato tra l’8 e il 14 aprile 1300 bensì proprio il 25 marzo.

Per questo il Dantedì cade proprio il 25 marzo e, in questo 2021, cade proprio nei 700 anni dalla morte.

Chi era Dante Alighieri

Poeta, letterato, politico, studioso di filosofia e teloogia… Non ci sono aggettivi sufficienti per descrivere la grandezza di Dante, il Sommo Poeta padre della lingua italiana. Un’attività artistica senza sosta la sua fatta di produzione poetica, trattati politici e linguistici. La sua vita come la sua opera magna, la Commedia, potrebbero essere la perfetta combinazione di elementi per un film o una serie tv.

Chi era davvero Dante? Figlio di Alighiero II degli Alighieri e della moglie Bella a Firenze nel 1265, Dante era nato in una famiglia della piccola nobiltà guelfa fiorentina. Cresce in un ambiente definibile “cortese” ed “elegante” dove impara l’arte della poesia e dello Stil Novo che esplodeva in quegli anni e, ovviamente, la politica. In quegli anni Dante consocerà i più importanti tra gli stilnovisti come Guido Cavalcanti, Lapo Gianni e Cino da Pistoia.

Dante e il matrimonio con Gemma di Matteo Donati

All’età di 17 anni Dante resta orfano di padre, divenendo così il capofamiglia. Dante continuerà con gli studi di filosofia e teologia presso le scuole di Santa Croce e Santa Maria Novella e stringerà ancora di più i suoi legami con gli stilnovisti. Questa fase della sua vita sarà racchiusa nelle opere le Rime, dove saranno presenti tutte le opere di poetica.

Tre anni dopo, nel 1285, Dante sposa Gemma di Manetto Donati, dal cui matrimonio nacquero tre figli: Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia. È un’altra però la donna che segnerà la sua vita artistica, Beatrice.

Dante e Beatrice

Il suo nome per intero era Beatrice Portinari, detta Bice, sposta con Simone de’ Bardi da giovanissima, quasi adolescente. Entrambi rampolli di famiglie ricche, Dante renderà Beatrice immortale grazie al suo amore puro, profondo e sublimato dalla spiritualità tipica dello stilnovismo. Beatrice sarà la donna angelo per eccellenza, colei che lo aiuterà nel suo lungo viaggio tra Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Il primo incontro con Beatrice risale al 1274, ma sarà con la morte della donna, avvenuta nel 1290 a dare il via ad una crisi religiosa profonda in Dante. Due anni dopo la sua morte il poeta scriverà la Vita Nuova, ma continuerà anche i suoi studi di filosofia e teologia.

Dante e la politica

Non solo poesia e letteratura, Dante è associato anche ad uno dei momenti più complessi della politica fiorentina. A Firenze una legge vietava alla nobiltà la vita politica, nel 1295 una provvisione annullava questo provvedimento solo se il nobile facesse parte di una corporazione. Dante si iscrisse a quella di medici e speziali come cultore di studi filosofici, nel 1300 arrivò persino ad essere eletto tra i priori di Firenze.

La Toscana era però nelle mire di Bonifacio VIII, la città era spaccata tra Guelfi Bianchi e Neri. I primi erano quelli che lottavano per l’indipendenza della città contro il dominio della Chiesa e Dante faceva parte proprio di questi.

L’esilio di Dante

Convocato a Roma con l’inganno da Bonifacio VIII, Dante fu condannato alla confisca dei beni e alla morte qualora si fosse fatto trovare e Firenze, per questo motivo il papa finirà in uno dei gironi dell’inferno. Questo punto inizia il lungo esilio dantesco che lo porterà a Verona e poi a Ravenna dove morirà tra il 13 e il 14 settembre 1321.

Nel corso del suo lungo errare Dante continuò i suoi studi e la produzione di opere come il Convivio e il De vulgari eloquentia. Si ritroverà disgustato e deluso dall’atteggiamento dei suoi compagni Bianchi che si dimostreranno inconcludenti.

La Divina Commedia

Opera Magna di Dante, la Divina Commedia è un poema allegorico, un racconto fantastico di questo lungo viaggio attraverso i tre regni dell’oltretomba. Lo scopo dichiarato dallo stesso autore era quello di riportare gli uomini sulla via della verità, della luce e del bene rappresentando le pene e le gioie della vita ultraterrena. Accanto a lui Virgilio prima e Beatrice poi.

Il primo rappresenta la Ragione e la Sapienza umana, ciò che guida l’uomo, mentre la seconda è la Sapienza divina affidata alla Chiesa e al suo magistero, che è appunto la Teologia.

Alcune curiosità sulla Commedia e su Dante:

  • Dante è considerato tutt’oggi il padre della lingua italiana. Il motivo sta nel fatto che la Commedia è stata scritta in volgare fiorentino, la lingua del popolo, divenendo così comune e adattandosi a tutti gli altri, creando poi l’italiano.
  • L’aggettivo “Divina” non fu dato da Dante, bensì da Boccaccio. L’opera sarà stampata come Divina Commedia solo a partire dal 1555Dante ha scritto la Commedia, con molta probabilità, durante gli anni di esilio
  • All’interno della Commedia ci sono molti elementi di attualità
  • Dante ha diviso i Regni dell’aldilà come un asse che parte da Gerusalemme, che scende fino al centro della terra (inferno), per poi prolungarsi a tronco di cono (Purgatorio) andando verso un altro centro (Paradiso). L’asse si prolunga poi fino all’Empireo, ovvero la rosa dei beati.
  • La Commedia è divisa in tre cantiche, ognuna da 33 canti ciascuna per un totale di 99 e il proemio
  • I numeri 3 e 10 erano sacri per Dante, il 3 simboleggia la Trinità e il 10 la perfezione
  • La Divina Commedia è anche in formato fumetti, in più versioni, tra le quali una versione firmata Topolino

Le citazioni più famose della Divina Commedia di Dante

  • Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita
  • Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate
  • Non ragionar di loro ma guarda e passa
  • Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria
  • Guai a voi, anime prave!
  • Amor, ch’a nullo amato amar perdona
  • Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore