Il mondo della finanza è stato travolto venerdì scorso dalla notizia della maxi-liquidazione della società di investimenti Archegos Capital Management di Bill Hwang per una somma che si aggira attorno ai 20 miliardi di dollari. A pagare per il caos creato dall’investitore sono grosse banche d’affari come Credit Suisse e Deutsche Bank, ma nella querelle figurano anche i nomi di Goldman Sachs, Morgan Stanley, UBS e Nomura. Ma procediamo con ordine.
Il caso Archegos
Dopo aver avuto problemi con la SEC – l’autorità che regola i mercati finanziari in USA – nel 2013 per via di un’accusa di insider trading, Hwang decise di trasformare la sua società Tiger Asia in un family office, continuando a raccogliere fondi da investire sui mercati.
Archegos Capital Management, però, non deteneva direttamente azioni delle società quotate a Wall Street, bensì investiva tutto in derivati. Senza farla troppo lunga, il fondo di Hwang non è riuscito a ripagare le margin call richieste da banche d’affari e intermediari finanziari e si è vista costretta a vendere asset per un totale di 20 miliardi. La notizia di un family office in difficoltà aveva già portato a una corposa vendita di azioni di società tech venerdì, prima che venisse individuato in Archegos il soggetto tanto chiacchierato.
Gran parte delle negoziazioni di Hwang rimane poco chiara, ma i partecipanti al mercato stimano che il suo patrimonio sia cresciuto da 5 a 10 miliardi di dollari negli ultimi anni e le posizioni totali potrebbero aver superato i 50 miliardi.
Se non in azioni, in cosa investiva Archegos?
La società di Hwang, come detto, non deteneva azioni delle compagnie di cui sosteneva di essere socio – ViacomCbs, Discovery Communications e Baidu, in calo tra il 27% e il 41% venerdì mentre i broker liquidavano le azioni di Archegos – ma investiva in CFD. I contracts-for-difference e gli swap sono tra i derivati bespoke che gli investitori negoziano privatamente tra di loro, od over-the-counter, invece che attraverso scambi pubblici. Tale opacità aveva già contribuito alla crisi finanziaria del 2008 e da allora le autorità di regolamentazione hanno introdotto un nuovo e vasto corpo di regole che disciplinano le attività.
I derivati azionari over-the-counter occupano uno degli angoli più piccoli di questo mercato opaco. Secondo i dati della Bank for International Settlements, gli swap e i contratti a termine collegati alle azioni avevano un valore di mercato lordo di 282 miliardi di dollari alla fine di giugno 2020. Ciò si confronta con 10.300 miliardi di swap collegati a tassi di interesse e 2.400 miliardi di swap e contratti a termine collegati a valute.

Chi è coinvolto nella vicenda?
A garantire liquidità al fondo di Hwang sono stati diversi nomi big del mondo della finanza mondiale. Tra questi, Goldman Sachs all’inizio non voleva collaborare con Hwang, dato il suo passato con la SEC, ma si è convinta quando ha iniziato a vedere che il business di Hwang cominciò a finire in mano ai concorrenti. Ad ogni modo, Goldman non ha perso molto dall’affaire Archegos, in quanto ha rivelato che i prestiti erano collateralizzati.
Nomura e Credit Suisse, però, hanno garantito la leva – uno strumento altamente speculativo che può aumentare a dismisura vincite o perdite – e hanno già fatto sapere di aver riportato perdite consistenti, pari a 2 miliardi per la prima mentre CS sta ancora valutando i danni.
Morgan Stanley e UBS si stanno leccando le ferite, nel senso che non è ancora chiaro quanto siano state colpite dal caso Archegos, mentre Deutsche Bank pare abbia avuto solo un lieve contraccolpo finanziario.
La cosa che stupisce più di tutte è che Goldman Sachs, Nomura, UBS e Credit Suisse erano azionisti in ViacomCbs, una delle società in cui Hwang affermava di detenere delle quote, oltretutto con sostanziali partecipazioni. Com’è possibile che non si siano accorte che Archegos non deteneva azioni di questa società? Come hanno potuto offrire garanzie finanziarie?
La questione legale
Questi ultimi due quesiti ne aprono un altro: come mai la SEC non è intervenuta? Da quando si è verificata la crisi finanziaria del 2008, gli USA – sia sul fronte authority che su quello politico – hanno implementato una serie di regole e controlli per verificare che non si giocasse ancora sporco coi derivati.
Secondo la legge americana sulle partecipazioni in società, però, un azionista è obbligato a comunicare alla SEC la propria quota in una società solo se questa supera il 5% del capitale. Non avendo azioni ma investendo in derivati, cosa avrebbe dovuto dichiarare Hwang? Niente, e così è stato.
Ma la risposta della SEC, incalzata da chi crede che al mercato dei derivati vada posto un freno, non si è fatta attendere: “Abbiamo monitorato la situazione e comunicato con i partecipanti al mercato dalla scorsa settimana”, ha detto un portavoce dell’authority via mail. Davvero esaustiva.
Anche l’amministrazione del presidente Joe Biden sta monitorando la vicenda e ha chiesto spiegazioni alla SEC, sperando che siano più articolate della mail appena riportata.
Dalla parte di Archegos, solo un breve comunicato, dicendo che ci sono più piani possibili in discussione mentre JP Morgan ha stimato, nelle ultime ore, che il caos indotto dalla vendita massiccia di posizioni di Archegos potrebbe portare a un impatto negativo di 5 miliardi per l’intero settore.
Per chiuderla con una citazione di Warren Buffett, “i derivati sono armi di distruzione di massa”. Ma lui si riferiva ai piccoli investitori.
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