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Disastro Moby Prince: trent’anni fa il disastro della marineria italiana in cui sono morte 140 persone

Pubblicato: 10/04/2021 12:28

Il disastro Moby Prince compie trent’anni. Una tragedia, quella accaduta nel 1991, nella quale morirono 140 persone e solo uno sopravvisse. Ribattezzato come “Ustica del mare”, nonostante gli anni di inchieste e processi, i parenti delle vittime aspettano ancora risposte.

Trent’anni fa il disastro Moby Prince

Era la sera del 10 aprile 1991, ore 22.25, quando il traghetto Moby Prince entrava con la prua dentro la Agip Abruzzo, una petroliera. In quel momento quantità di greggio finirono sul traghetto che prese fuoco, trasformandosi in una torcia infernale. A bordo c’erano 140 persone e nessuna di loro sopravvisse a parte uno, Alessio Bertrand, mozzo del traghetto che si è salvato rimanendo attaccato al parapetto della poppa.

Il traghetto era diretto ad Olbia, l’incidente è avvenuto a circa 2,7 miglia dalla costa di Livorno.

Le dinamiche del disastro Moby Prince

Nella rada del porto di Livorno, la Moby Prince è entrata dentro la cisterna numero 7 della petroliera Agip Abruzzo. Il greggio si è immediatamente riversato sul traghetto e nell’area circostante e, forse a causa di una scintilla causa dallo sfregamento delle lamiere, il Moby Prince ha preso fuoco.

Ad influire gravemente sull’esito del disastro sono stati i soccorsi. Il ritardo è stato gravissimo, infatti il Moby Prince è stato individuato solo un’ora dopo, alle 23.35, grazie all’intervento di due ormeggiatori Mauro Valli e Walter Mattei: furono loro a salvare l’unico superstite.

I vigili del fuoco, sopraggiunti dopo, hanno cercato per diverse ore di raffreddare le lamiere della nave: le operazioni sono andate avanti fino alle 3.30 del mattino. A quell’ora un marinaio della ditta di rimorchio dei Fratelli Neri è riuscito a salire sulla nave: è stato il primo a vedere con i propri occhi la tragedia.

Moby Prince: le indagini e i processi

La procura di Livorno ha aperto un fascicolo per omissione di soccorso e omicidio colposo, le indagini sono state condotte dal pm Luigi De Franco e guidate dal procuratore capo Antonino Costanzo. Le accuse erano omissione di soccorso e omicidio colposo.
Nel 1995 l’inizio del processo di primo grado, era il 29 novembre. Quattro gli imputati: il terzo ufficiale di coperta dell’Agip Abruzzo, Valentino Rolla, accusato di omicidio colposo plurimo ed incendio colposo; il comandante in seconda della capitaneria di Porto, Angelo Cedro e l’ufficiale Lorenzo Checcacci, entrambi accusati di omicidio colposo plurimo per non aver attivato i soccorsi velocemente. Infine, Gianluigi Spartano, marinaio di leva, anche lui imputato per omicidio colposo per non aver trasmesso la richiesta di soccorso.

Archiviata in istruttoria dal gip la posizione dell’armatore di Navarma Achille Onorato e del comandante dell’ Agip Abruzzo Renato Superina. La sentenza è stata letta il 1 novembre 1997: tutti gli imputati assolti per la non sussistenza dei fatti.
A quel punto, il ricorso in appello durante il quale su Rolla è stato deciso di non procedere ma è stata individuata una responsabilità della capitaneria nell’indagine. Parallelamente un altro processo, quello contro le manomissioni a bordo durante il quale il Nostromo Ciro Di Lauro e il tecnico alle manutenzioni sono stati assolti; sentenza confermata in cassazione

Moby Prince: le commissioni parlamentari

Nel 2006 la procura di Livorno ha accolto la richiesta dei figli del Comandante Chessa di riaprire un’indagine. Tre anni dopo l’associazione dei familiari delle vittime ha chiesto a Napolitano, Presidente della Repubblica, di chiedere al Presidente USA dell’epoca di rendere pubblici i dati sui trattaci radar e immagini satellitari per chiarire la dinamica dell’incidente.

Sulla vicenda sono state anche aperte due commissioni parlamentari, nel 2018 la prima conclusione che ha scartato la maggior parte delle ipotesi.

Disastro Moby: tutte le ipotesi

Nel corso degli anni, sono state diverse le ipotesi che hanno cercato di fare chiarezza sulle dinamiche del disastro Moby Prince:

  • La nebbia: tra le ipotesi c’è stata quella della fitta nebbia che non ha permesso di vedere la petrolieraIl Moby Prince era su una rotta sbagliata Un’altra ipotesi è stata la velocità Un guasto alle apparecchiature di bordo
  • Un errore umano causato dalla distrazione di chi avrebbe dovuto vigilare. C’era Juventus-Barcellona quella sera
  • Ritardo nei soccorsi
  • Ipotesi di attentato: scartata
  • Presenza di navi militari statunitensi
  • La lotta dei famigliari delle vittime

I parenti delle vittime della tragedia Moby Prince si sono riunite sotto l’associazine 10 Aprile-Familiari vittime Moby Prince Onlus guidata da Luchino e Angelo Chessa, figli di Ugo Chessa, comandante della Moby. Da anni lottano per ottenere verità e giustizia e hanno persino fatto istanza civile contro i ministeri di Trasporti e Difesa.

Moby Prince: parla Mattarella

Nel 30esimo anniversario della tragedia si è espresso anche il Presidente della Repubblica Mattarella: “Sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostanze che l’hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce. L’impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico e concorre a perseguire un bene comune” si legge su Ansa.