Ogni volta che il valore del Bitcoin sale, si parla di nuova moneta che sostituirà le tradizionali. Quando il valore scende, si parla di bluff o addirittura di truffa. Insomma, ogni volta che giornali, analisti, investitori o chicchessia si occupano della prima criptovaluta per capitalizzazione al Mondo, si esagera sempre un po’.
I recenti avvenimenti
Dopo i rialzi record oltre 60.000 dollari di inizio aprile e comunque dopo la buona performance sostenuta dalla valuta digitale dalla fine dell’anno scorso, il prezzo di un Bitcoin è sceso vertiginosamente nei giorni scorsi, per diversi attacchi hacker e inchieste su alcuni exchange di criptovalute e per la notizia di un aumento della tassazione ai super ricchi negli USA voluta dal presidente Joe Biden.
L’IPO record di Coinbase senza aumento di capitale – sono state vendute azioni già esistenti e in possesso soprattutto del management e dei dipendenti – non ha dato una mano al Bitcoin, affossato nelle ultime ore dai crash di due piattaforme turche, che hanno portato migliaia di persone a perdere diversi milioni di dollari detenuti in Bitcoin, e dalla notizia secondo cui Biden vorrebbe tassare di più i ricchi a stelle e strisce per aiutare la ripresa americana.
Il prezzo scenderà a 20.000?
Come anticipato, quando si parla di Bitcoin, si tende sempre a esagerare. Non volendo sbilanciarci in analisi tecniche nostre, riportiamo il pensiero del numero uno di Guggenheim Partners, Scott Minerd, secondo cui il Bitcoin si è “sovraccaricato” a una velocità pericolosa, il che significa che la criptovaluta di punta potrebbe drasticamente dimezzarsi di valore nelle prossime settimane.
Minerd – anche presidente di Guggenheim Investments e membro del Comitato consultivo per gli investitori sui mercati finanziari della Federal Reserve Bank di New York – ha persino descritto il mercato come “schiumoso“.
“Penso che potremmo tornare tra i 20.000 e i 30.000 dollari per il Bitcoin, il che sarebbe un calo del 50%, ma la cosa interessante del Bitcoin è che abbiamo già visto questo tipo di cali prima”. Ad ogni modo, lo stesso Minerd resta positivista su un possibile rimbalzo tra 40.000 e 60.000 nel futuro prossimo. In poche parole, occhio all’elevata volatilità della criptovaluta inventata da Satoshi Nakamoto.
L’Ethereum mina la leadership del Bitcoin
Con un valore record di oltre 2.600 dollari raggiunto nelle ultime ore, l’Ethereum – o meglio, la moneta ETH – sembra voler puntare a sfidare il Bitcoin come criptovaluta di punta, soprattutto in quanto a capitalizzazione di mercato.
Ne è convinto l’analista di eToro Simon Peters, secondo cui il fatto che mentre il Bitcoin e le altcoin – Ripple et similia – sono calate, il valore dell’Ethereum è salito e ciò potrebbe essere il segnale indicativo che l’Ethereum stesso ha più del semplice potenziale aneddotico per superare la criptovaluta più dominante del Mondo.
“L’Ethereum potrebbe certamente sfidare il Bitcoin per il primo posto tra le criptovalute in termini di capitalizzazione di mercato, ma ci vorranno ancora alcuni anni prima che questo possa potenzialmente accadere“, ha detto l’esperto della piattaforma di trading.
“Dobbiamo ricordare che entrambi i token sono stati creati per motivi diversi. Il Bitcoin è una valuta decentralizzata e l’Ethereum è una piattaforma per creare app decentralizzate che fanno uso di contratti intelligenti“.
Sebbene spesso viste come mondi separati, le fortune di Bitcoin ed Ethereum sono spesso parallele in quanto riflettono modelli simili di flusso e riflusso lungo i grafici orizzontali che illuminano i volti perplessi di molti trader in tutto il Mondo.

Fate largo al Dogecoin
Oltre al Bitcoin, nelle ultime settimane si è sentito parlare tanto anche di Dogecoin, definita spesso una “fake coin”, spinta però dal FOMO, ovvero dal momento favorevole e da commenti entusiasti anche se non c’è nulla di tecnico, finanziario o altro di solido alla base.
In Oregon, nel 2013, girava parecchio un meme – allora non erano ancora noti con questo appellativo quelle immagini che tanto influenzano e fanno piegare dal ridere la rete – raffigurante uno Shiba Inu, una razza di cani tipica del Giappone. A un giovane Billy Markus, quindi, venne l’ispirazione per fare un mix di meme e criptovalute, anch’esse all’epoca non famose come oggi, dando vita a una sorta di crypto-meme, il Dogecoin, appunto, che oggi vale “appena” 50 miliardi di dollari.
Vi sembra uno scherzo? Pensate che a spingere il valore del Dogecoin non sono analisi tecniche o fondamentali, notizie o prese di posizione di banchieri centrali e autorità di regolamentazione, bensì i commenti su internet, come quelli che hanno fatto volare le azioni di Gamestop. La scorsa settimana, però, i sostenitori del Dogecoin si erano dati appuntamento virtuale per il Doge-day, ma è stato un fallimento e il prezzo è calato notevolmente.
Dubbi sul creatore del Bitcoin
Proprio per non farci mancare niente, in queste ore si sta dibattendo anche sul padre del Bitcoin. Come avrete letto prima, la sua nascita è dovuta a Satoshi Nakamoto, che non si sa ancora chi sia, che faccia, se sia un nome vero o fittizio, se sia una persona o un gruppo di persone. Però, nelle ultime ore, l’Alta Corte di Londra ha consentito agli avvocati dell’australiano Craig Wright di perseguire l’operatore ed editore del sito web bitcoin.org, chiamato Cobra, per quella che ritengono essere una violazione del copyright.
“Il caso si concentrerà sul fatto che il tribunale sia soddisfatto che il dottor Wright sia effettivamente l’autore – e detenga il copyright – del white paper (che sta alla base della nascita del Bitcoin, ndr) e, quindi, che sia Satoshi Nakamoto”, ha detto Simon Cohen, avvocato di Ontier, che rappresenta Wright.
Non è chiaro, a oggi, quale sarà l’esito di questa battaglia legale né tantomeno se inciderà sull’andamento del Bitcoin.