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Sell in May and go away

Pubblicato: 03/05/2021 10:14

Nel mio lavoro di gestore di patrimoni tutti gli anni quando viene aprile nel tradizionale incontro con gli analisti affrontiamo lo storico dilemma: non sarà bene uscire dai mercati e rientrare a ottobre? Anzi, più precisamente nella seconda metà di ottobre con la cosiddetta Halloween Strategy?

Le statistiche ci insegnano che questo doppio movimento nel 67% degli anni presi in considerazione migliora sensibilmente il rendimento (tra il 3% e il 6% a seconda delle aree di riferimento e dei settori merceologici). E che questa regola vale non solo per il mercato globale delle azioni, ma anche per i singoli grandi mercati geografici: USA, Europa, Asia. Da notare inoltre che il 33% degli altri anni non è sempre negativo, ma per circa la metà dei casi genera un effetto neutro, intorno allo zero. Concludendo questa sommaria analisi si può dire che solo nel 20% circa degli anni il movimento May Out/Halloween In si conclude con un risultato peggiorativo.

Il mondo accademico si è dedicato a più riprese a questo tema e possiamo registrare contributi importanti di illustri studiosi di questa materia. Ricordiamo almeno Bouman e Jacobsen (sostenitori dell’efficienza della strategia a livello globale), Andrade, Chhaochharia e Fuerst (che confermano sostanzialmente Bouman e Jacobsen) e Brounen (che sostiene la bontà della strategia anche nel campo degli asset immobiliari, il che ci lascia in verità molto perplessi).

Comunque, finita la call con gli analisti, come tutti gli anni ci siamo chiesti: e adesso che facciamo? Alleggeriamo le posizioni (Sell in May) o restiamo investiti con il sovrappeso azionario che ci portiamo dietro dal 2020 e da questi primi mesi del 2021?

Ricapitoliamo quelli che ci sembrano i punti essenziali:

  1. Dall’inizio della pandemia i mercati azionari hanno realizzato una delle performance più spettacolari di sempre.
  2. Oggi ci sono buonissimi motivi per essere ottimisti. La distribuzione dei vaccini marcia a ritmo sostenuto e la loro efficacia è forte, nonostante le varianti. Gli stimoli monetari e fiscali, di portata senza precedenti, stanno gettando le basi per il raggiungimento di una crescita economica globale che non si vedeva da decenni.
  3. Negli ultimi 6 mesi gli afflussi (nuove sottoscrizioni) ai fondi azionari hanno superato quelli degli ultimi 12 anni messi insieme. E non sembrano sulla via di diminuire, anche perché buona parte di questi afflussi, soprattutto negli USA, deriva dai pagamenti di incentivi agli individui. Abbiamo già sottolineato in altri articoli che molte persone, per le quali i sussidi non erano essenziali per coprire le spese correnti, si sono date al trading azionario (caso GameStop) o comunque agli investimenti diretti, tanto che il volume degli scambi retail ha sorprendentemente superato l’ aggregato di fondi comuni e fondi hedge.
  4. Il mercato rialzista degli ultimi 12 mesi è stato ampiamente sostenuto da un uso senza precedenti della leva finanziaria, tanto che il “margin debt” ha raggiunto un livello annuale record. Il che significa fiducia e aspettative ai massimi da parte degli investitori.
  5. Con ogni probabilità nel breve periodo (almeno fino alla fine del 2021) i mercati continueranno a godere di dati macro e di risultati societari straordinariamente buoni, dato che gli effetti degli stimoli monetari continueranno a farsi sentire per qualche trimestre.
  6. I dati di crescita del PIL e degli utili per azione che stiamo attualmente registrando non sono però sostenibili nel medio lungo termine. Se ci rifacciamo agli utili medi degli ultimi dieci anni, possiamo affermare che il mercato azionario USA è molto “costoso” rispetto a quanto dovrebbe prezzare in una logica di trend sostenibile della crescita degli utili. Siamo a livelli di sopravvalutazione raggiunti solo nel mercato rialzista di fine anni ’90, prima dell’inizio della bolla tecnologica dotcom.

Dobbiamo quindi preoccuparci e ridurre l’esposizione azionaria?

Gli analisti, nella loro saggezza e diplomazia, non hanno dato una risposta univoca. Noi presuntuosamente proveremo a dire di no, sulla base di due motivazioni:

  • Oltre gli stimoli possiamo puntare sulla riapertura delle economie e perciò su una serie di fattori di ripresa che si sommeranno agli stimoli eccezionali e alla vigilanza di governi e banche centrali.
  • La gran parte degli eccessi e delle distorsioni descritte riguardano gli USA, il settore tecnologico e parecchi titoli quotati al Nasdaq. Le azioni nel resto del mondo vengono scambiate con un forte sconto rispetto al rapporto prezzi/utili fatto registrare in America. Se vogliamo introdurre prudenza nei portafogli possiamo diversificare su Asia e Europa e soprattutto possiamo e dobbiamo tornare a fare quello che fanno i gestori bravi e coscienziosi: selezione.

E la selezione non conosce stagionalità, è un esercizio di intelligenza e di esperienza che va bene sia a maggio che a novembre.

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2021 12:40