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Addio a Quota 100, la proposta che piace ai sindacati è Quota 41: cosa cambia e cosa propone Tridico

Pubblicato: 24/05/2021 20:08

Quota 100 va “in pensione” a fine 2021. Tra le opzioni al vaglio c’è il contratto di espansione ma l’ipotesi più accreditata per il nuovo sistema pensionistico italiano è Quota 41.

Maggio potrebbe essere il mese decisivo per conciliare le richieste dei sindacati e quelle dell’Inps.

In pensione con Quota 41: le proposte

Maggio potrebbe essere il mese in cui “Avremo gli elementi per valutare correttamente il peso e la composizione della spesa pensionistica e assistenziale, presente e futura, quindi, anche la questione che riguarda le future generazioni, e per supportare congruamente le politiche pubbliche di sicurezza sociale” secondo Andrea Orlando, Ministro del Lavoro, durante il question time alla Camera.

L’obiettivo è produrre proposte che “dovranno essere orientate, in termini di sostenibilità ed equità e di una prospettiva di lungo periodo. Dovranno avere carattere strutturale” afferma Orlando.

Pensioni: cosa cambia tra Quota 100 e Quota 41

Al momento, Quota 100 consente di andare in pensione a 62 anni con minimo 38 anni di contributi. Le parti sociali manifestano apprezzamento per Quota 41 che secondo le loro richieste consentirà il pensionamento dopo 41 anni di contributi per qualsiasi tipo di lavoro. Questa ipotesi darebbe respiro alle casse dell’Inps ed è fortemente voluta dai sindacati per non tornare alla legge Fornero.

I sindacati sostengono sia il diritto alla pensione a 62 anni, a prescindere dai contributi, sia quello a ritirarsi dal lavoro dopo 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.

In pensione con Quota 41: chi può già beneficiarne

Quota 41 esiste già ma soltanto per alcune categorie di lavoratori precoci che abbiano accumulato almeno 12 mesi di lavoro al compimento dei 19 anni di età. L’obiettivo è dunque allargare la platea di beneficiari. L’articolo 1 co.199 della Legge di Bilancio 2017 prevede infatti il pensionamento a 41 anni di contributi per le seguenti categorie di lavoratori precoci:

  • dipendenti in stato di disoccupazione, a causa di un licenziamento individuale o collettivo. È richiesto anche che abbiano terminato da almeno 3 mesi la NASPI o altra indennità;
  • caregiver, ossia quei lavoratori dipendenti e autonomi che, al momento della domanda, assistono da almeno 6 mesi il coniuge (o un parente di primo grado convivente) con handicap in situazione di gravità;
  • lavoratori dipendenti e autonomi che abbiano una riduzione della capacità lavorativa, con percentuale di invalidità civile superiore o uguale al 74%;
  • lavoratori che svolgono attività usuranti o particolarmente gravose da almeno 7 anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa.

Pensioni: l’alternativa di Tridico a Quota 41

Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, propone invece il pensionamento a 62 o 63 anni solo con la quota che si è maturata dal punto di vista contributivo. Il lavoratore uscirebbe dunque con l’assegno calcolato con il contributivo e aspetterebbe i 67 anni per ottenere la quota retributiva. Sarebbero comunque garantiti strumenti volti a tutelare le persone fragili, soprattutto quelle più a rischio a causa del Covid. Per Durigon, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze: “Se vogliamo uscire dalla crisi innescata dal Covid serve una riforma strutturale con una visione pensionistica. La crisi farà parecchi licenziamenti quindi saranno necessari strumenti di flessibilità in uscita”.